Fu una vera e propria catastrofe quella che si abbattè su Campania e Basilicata alle 19,34 di una domenica insolitamente calda per il periodo autunnale, di 35 anni fa. Una scossa di magnitudo di 6.9, circa il decimo grado della scala Mercalli, rase praticamente al suolo i comuni vicini all’epicentro della Sella di Conza, da Sant’Angelo dei Lombardi a Lioni, a Conza della Campania a Laviano e a Muro Lucano, causando la morte di circa 3000 persone, circa 300mila furono i senzatetto. Da allora il 23 novembre non è più un giorno come gli altri, è il giorno della memoria, del ricordo, anche del rimpianto ripensando – a mente fredde e con tanto raziocinio – quale opportunità economico e di sviluppo per queste zone regalò quella tragedia ed il sacrificio di quei tremila innocenti; valanghe di soldi spesi male nella maggior parte dei casi, addirittura scomparsi nel nulla in molti altri. La giornata del 23 novembre è da allora consegnata al silenzio, alle corone deposte ai monumenti, alle visite alle tombe dei cari, al ricordo e alla riflessione. Oggi, dopo ben 35 anni da quel tragico sisma, la ricostruzione del patrimonio edilizio ha superato il 90% nei 679 comuni delle 8 province che la legge 219 del 1981 indicò come interessate dal terremoto: Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia. Uno spreco anche in questo caso anche perchè in quell’intervento a pioggia vennero ricomprese aree solo marginalmente attraversata dalla furia del sisma come, appunto, Foggia, Matera e in buona parte anche Caserta e Napoli perchè in realtà, le province maggiormente colpite furono quelle di Avellino (103 comuni), Salerno (66) e Potenza (45). Gli edifici distrutti o danneggiati arrivarono a essere circa 100mila. I numeri, i soldi pubblici fatti arrivati qui con leggi speciali, provvedimenti d’urgenza, sono stati tantissimi. La Corte dei Conti, nella sua relazione di 8 anni fa, tirando la somma dei vari stanziamenti è arrivata alla cifra di 32mila miliardi, 363milioni e 593.779 euro. Numeri che si fa fatica anche ad immaginare ma che non potranno mai cancellare il dolore e la paura di chi ha vissuto quell’interminabile minuto e mezzo.
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