Non si esclude un ritorno. Senza scomodare il Califfo della musica italiana, potrebbe tornare ad avere un accento romano la voce del prossimo allenatore granata. Stefano Colantuono, che ha detto no al Perugia per i playout, sarebbe prontissimo a tornare in pista ripartendo da dove aveva lasciato. Il 18 dicembre 2018, dopo la brutta sconfitta per 3 a 2 sul campo del fanalino di coda, Carpi, il trainer laziale si dimise. Motivi familiari, si sarebbe saputo poi, alla base della sua decisione, ma gli scarsi risultati dell’ultimo periodo e qualche critica mossagli anche da chi fino al giorno prima lo aveva acclamato avevano avuto il loro peso. La sua Salernitana non aveva mai rubato l’occhio sul piano estetico, ma era stata sempre abbastanza solida, coriacea, pagando le difficoltà fisiche di Djuric e Jallow, oltre alla prematura scomparsa dai radar di Di Gennaro. Senza dimenticare che in estate la rosa era stata allestita con la solita approssimazione, imbottita com’era di esterni destri e priva di un mancino in grado di dare il cambio a Vitale, prima accantonato e poi, per forza di cose, riproposto dal tecnico, nonostante la nota mancanza di feeling. Insomma, quella che per la società era una corazzata era, invece, una squadra con evidenti limiti, trascinata in alto in classifica dai gol inaspettati di Bocalon e di Casasola. Colantuono era consapevole che per restare in alto sarebbero stati necessari un paio di innesti di spessore nel mercato di gennaio, ma al suo successore, Gregucci, sarebbero toccati in dote Minala, Memolla, Lopez e Calaiò. Con tutto il rispetto innesti non proprio di qualità, come il disastroso girone di ritorno dei granata avrebbe confermato. Acqua passata, ormai. Colantuono, fermo da ormai quasi due anni, aveva rinunciato ad un contratto fino al 2020 con la Salernitana, che, al momento del rinnovo, lo aveva reso, in teoria, il tecnico con la più elevata aspettativa di sopravvivenza sulla panca granata, alla corte di un patron, Lotito, che a Salerno è stato quasi bulimico nel suo divorare allenatori, cambiandone anche più d’uno a stagione, con l’eccezione dell’ultima, cominciata e finita con Ventura. Dopo l’addio dell’ex ct la Salernitana s’è subito attivata per individuare il successore. Tra domani e mercoledì i patron e Fabiani faranno il punto della situazione ed il nome di Stefano Colantuono sarà tra i primi della lista. Nel conclave di Villa San Sebastiano, insomma, l’ex tecnico granata entrerà da favorito. Resta da vedere se, al termine dello stesso, sarà davvero lui il “papa” eletto dalla triade romana o se spunterà un altro nome. E, di certo, da Baroni a Breda, passando per Nesta e Marino, non mancano le candidature alternative al Colantuono bis, ma il nodo non è tanto il nome quanto il motivo per cui verrà scelto un tecnico piuttosto che un altro. Occorre capire se ci saranno basi diverse, se gli obiettivi saranno fin dall’inizio chiari e, di conseguenza, se sarà condotto un mercato incisivo, ambizioso, aggressivo, altrimenti il nome dell’allenatore sarà una sorta di passaggio obbligato, visto che la panchina non può restare vuota, ma da solo non basterà a riscattare cinque anni di mancanza totale di programmazione, di delusioni, portati avanti con un copione sempre più ingiallito che ormai si conosce a memoria. Sul palcoscenico granata si alternano figuranti e mestieranti, attori in cerca di un rilancio ed altri a caccia di un po’ di visibilità, tutti mossi, dietro le quinte da registi- burattinai, che dettano tempi e modalità che hanno un che di ciclico e di riciclato, fondato su una insipienza tecnica e una ingiustificata boria che meriterebbero solo fischi.
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