Una consuetudine estiva, una prassi che si rinnova. L’estate è la stagione del rinnovamento in casa Salernitana per quanto concerne le giovanili. Dopo la stagione sospesa a marzo per il Covid, i campionati sono stati sospesi in via definitiva e per tanti ragazzi non c’è stata la possibilità di dimostrare appieno il proprio valore. Per la società granata, però, ciò che avevano fatto fino al momento dello stop è stato sufficiente per svincolare ben trentacinque ragazzi, un numero importante che pone la Salernitana al primo posto di questa classifica che si presta a più interpretazioni. Per rendere l’idea, la Juve Stabia, seconda, ha svincolato venticinque calciatori, ma ci sono club, Venezia e Spezia, che non hanno ritenuto di dover liberare nemmeno un ragazzo. Trentacinque ad agosto, poco meno di trenta nello scorso mese di dicembre e ben cinquantadue un anno fa. Il totale supera i cento ragazzi svincolati nell’arco di dodici mesi e a cavallo di una stagione e mezza. Un numero enorme, su cui bisogna riflettere. Perchè la Salernitana ogni anno stravolge in maniera così radicale e profonda il parco atleti delle giovanili? Cosa c’è dietro questa scelta di azzerare tutto o quasi ogni estate? Se tanti ragazzi vengono svincolati, si potrebbe pensare che non abbiano dato prova di essere futuribili, di essere cioè di prospettiva e qui entrano in ballo anche le capacità e le competenze di chi è preposto ad allestire gli organici: possibile mai che dirigenti e tecnici, che non sono certo degli sprovveduti, ogni anno sbaglino valutazioni su tanti ragazzi al punto da doverli poi svincolare per far posto ad altri? Eppure, Salerno, la sua estesa provincia e la Campania in generale sono terreno fertile, dove nascono talenti assoluti, alcuni dei quali, già in tenera età, vengono prenotati da club di massima serie. Com’è possibile che la Salernitana non riesca a scegliere quelli più validi o, comunque, non riesca a creare un gruppo da far crescere insieme, partendo dai ragazzi della fascia di età più bassa, magari, per immaginare con loro un percorso che possa portarli fin sulle soglie della prima squadra? Eppure, in questa stagione così particolare, il capitano della Primavera, Mattia Novella, è approdato a gennaio, insieme a Marino, alla Lazio, mentre due dei suoi ex compagni, Iannone e Galeotafiore, hanno esordito in serie B grazie a Gian Piero Ventura. Ciò fa pensare che qualcosa di buono ci sia, ma che manchi programmazione per costruire un percorso virtuoso e proficuo sotto tutti i punti di vista. Questo avverrà solo quando la proprietà darà al settore giovanile piena dignità, prevedendo in bilancio una voce più corposa per gli investimenti. Fino a quando non sarà così, si continuerà a vivere alla giornata, praticando una sorta di arte di arrangiarsi che si sostanzia anche tramite la ricerca continua di giovani su cui scommettere per un anno, nella speranza che dal mazzo di carte spunti il jolly. Per ora, infatti, la filosofia della Salernitana è puntare sulla quantità, sperando che dai tanti si tiri fuori qualcosa di interessante. Diverso sarebbe il discorso qualitativo, perchè i talenti puri richiedono tempo, pazienza ed investimenti. E la Salernitana, per ora, preferisce non spendere.
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