Sono stati giorni di tempesta e vento, come direbbe Ligabue. Lo sono stati e lo sono ancora per la Salernitana e la sua tifoseria, sempre più distanti ed alle prese con un rapporto di fiducia che è precipitato ai minimi storici. La scorsa notte, presso il centro tecnico Figc, a Coverciano, è stato esposto uno striscione secco quanto potente nella sua perentorietà. “No alla multiproprietà” con tanto di vessillo granata in calce. Un grido nel silenzio, un lampo nelle tenebre, una sorta di ritornello che ha il sapore di una sentenza. Dopo la protesta a Formello, dopo gli striscioni di dura contestazione all’indirizzo del direttore sportivo Fabiani, esposti a Rieti e a Polla, sede del ritiro del Messina, club sempre più legato alla Salernitana, dopo le iniziative dei tifosi, come quella dei giorni scorsi della Generazione Donato Vestuti, la questione multiproprietà è stata definitivamente sdoganata. Non è più, ammesso che per alcuni lo fosse stato, un tabù, non è una bestemmia, non è una manifestazione di ingratitudine verso una proprietà che pure ha saputo risalire rapidamente dalla serie D alla cadetteria, ma che ha poi raggiunto una sorta di pace dei sensi. E’ un moto d’orgoglio, uno scatto di dignità, la rivendicazione della libertà di sognare e di competere alla pari con gli altri senza dover sempre restare nel limbo, un passo indietro, sempre un metro, visto che siamo nell’epoca del distanziamento sociale, distanti dal traguardo. La proprietà tace, la dirigenza resta nell’ombra, ma la voglia di uscire dall’anonimato e di sottrarsi al giogo della multiproprietà sta dilagando. I patron hanno fatto il massimo di ciò che il regolamento consentisse loro, perchè, se è vero che la promozione in serie A non è vietata, è quanto meno complicata dalla situazione imbarazzante che si creerebbe e che costringerebbe Lotito ad uscire di scena repentinamente, lasciando la Salernitana in mani chissà quanto sicure senza poter avere neanche il tempo per valutare la situazione in tutti i suoi aspetti. Sarebbe una cessione fatta in fretta e furia, quando l’agire di questa proprietà è stato sempre caratterizzato da una sorta di lentezza di base. La multiproprietà priva la tifoseria granata della spensieratezza che dovrebbe essere una componente essenziale dell’animo del tifoso che va allo stadio con la speranza di veder vincere la propria squadra e che non può e non deve essere appesantito da altre considerazioni. Lotito ha scelto da sempre la Lazio, per cui la domanda ha già una risposta. E la società, dopo la separazione con Ventura, avrebbe dovuto dare segnali ben diversi se avesse voluto dare seguito alle esternazioni telefoniche di Lotito subito dopo la sconfitta interna con lo Spezia. Se c’era rabbia, amarezza, insoddisfazione per l’epilogo della stagione segnata dal covid, allora la ripartenza sarebbe dovuta essere forte, decisa, eloquente. Mentre altre squadre, retrocesse dalla A o promosse dalla C, hanno già un telaio, per non dire una formazione titolare ben delineata, la Salernitana è un gruppo senza identità e volto. La surreale situazione di calciatori solo parcheggiati a Sarnano, come ad esempio Maistro, ne è una conferma. Che senso ha per Castori avere in ritiro un calciatore della Lazio e non un calciatore di proprietà, come Akpa Apro, che, invece, da giorni è a Formello pur non essendo stato ancora ufficializzato il suo passaggio alla Lazio? Per forma, almeno, sarebbe stato più giusto che l’ex Tolosa fosse a Sarnano e Maistro a Formello in attesa di notizie certe sul proprio futuro. C’è una sorta di approssimazione ma anche di distacco da parte della proprietà in questo inizio di stagione che non sono casuali. Come aver affidato ad una società terza l’organizzazione della gara amichevole con la Fermana per assistere alla quale i tifosi granata dovranno pagare 15 euro. Un prezzo fuori mercato per tanti motivi, quasi un invito a non varcare i cancelli dell’impianto che ospiterà la gara per non avere scomode intrusioni, occhi indiscreti, testimoni scomodi di una realtà che al momento sconforta e preoccupa perchè Castori è senza attaccanti e, più in generale, quasi senza squadra e sta portando avanti prove tattiche con un gruppo quasi fantasma tanto è vero che Pestrin è tornato a vestire i panni del calciatore per fare numero. Insomma, la partenza di questa stagione è a dir poco falsa, piena di incognite e caratterizzata da un sentimento di malcontento ed insofferenza della tifoseria verso la proprietà e la dirigenza che restano in silenzio, ben consapevoli di aver toccato il fondo in quanto a popolarità e gradimento, ma ancora e sempre ostinatamente e beffardamente attaccate al timone di una nave che è ormai in mezzo alla tempesta, su cui soffia un vento che, questa volta sì, pare davvero essere cambiato.
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