Siamo alle solite. Con l’approssimarsi della tornata elettorale uno dei cavalli di battaglia dei politici è la Salernitana, dimenticata e trascurata negli ultimi anni, lasciata in balia degli eventi e dei voleri di una proprietà lontana ed anaffettiva, nonché alla mercé di una dirigenza che ha pensato bene di dividere la piazza, ed ora improvvisamente finita al centro dei discorsi. C’è chi va in missione esplorativa presso i tifosi, chi ritrova d’un tratto la voce e si schiera contro la multiproprietà dopo aver ignorato per tanto, troppo tempo le esigenze e le rimostranze di quella parte della tifoseria, che s’è sentita rivolgere dai patron, dal diesse e da altri soggetti gli epiteti peggiori per il solo fatto di aver mostrato orgoglio, senso d’appartenenza, preoccupazione per le sorti dell’amata casacca granata. Ora che la Generazione Donato Vestuti ha intrapreso la via più diretta per portare all’attenzione generale la questione della multiproprietà si registrano interessamenti, interventi, diretti e non, di politici ed affini, di tessitori di tele che fino a ieri erano ben saldi sul carro del direttore sportivo e dei patron. Verrebbe da chiedere a costoro dove siano stati in tutti questi anni, specialmente negli ultimi cinque, quando, raggiunta la B, la Salernitana è stata parcheggiata in un limbo fatto di amarezze e delusioni, relegata ai margini dell’impero, al pari di una colonia ridotta all’obbedienza, da sfruttare, da mungere il più possibile, con la compiacenza di alcuni indigeni, che ora si sono destati dal sonno e che chiedono lumi e chiarezza invocando una sterzata nella campagna acquisti come se bastassero un paio di calciatori di medio valore per cancellare offese, omissioni, amarezze, che la Salernitana ed i suoi tifosi hanno dovuto subire, ingoiare, senza poter nemmeno fiatare perchè c’era chi, in loco, urlava sulla pubblica piazza contro chi osava sollevare dubbi sull’operato e sulle prospettive di una società che ha ritenuto conclusa la sua missione sportiva con la promozione in cadetteria e che da cinque anni porta avanti un progetto che non ha nulla di tecnico. La Salernitana viene usata per valorizzare calciatori della Lazio e ricompensata per questo con generose plusvalenze, come fossero elargizioni del padrone nei confronti della plebe. Non c’è futuro così, specie se nel progetto che non c’è continuerà ad avere un ruolo centrale il diesse Angelo Fabiani che alcuni vedrebbero bene nei panni non più semplice di dirigente/dipendente bensì di presidente facente funzioni. Da tempo passa di bocca in bocca, con l’approvazione, pare, dei suoi accoliti più devoti, l’idea che la questione multiproprietà andrebbe aggirata in questo modo. Si ricorderà come, qualche mese fa, si fece passare come attuabile e pienamente legale l’idea di un trust in cui far confluire la proprietà del club, operazione ampiamente bocciata da chi ha un minimo di conoscenza della materia di cui di discute. Anche in quel caso c’era chi indicava in Fabiani la figura giusta a cui attribuire deleghe e poteri. Ora che in città il malcontento ha toccato trasversalmente tutte le anime del tifo, ora che la proprietà romana non è più ben vista, c’è ancora chi distingue, prova a fare opera di inutile e vano salvataggio perchè se Lotito e Mezzaroma hanno deluso e stancato, vanno rimarcate anche le responsabilità del diesse plenipotenziario che ha agito ed agisce in nome e per conto dei patron e che, se fosse stato contrario al loro modo di trattare la cosa granata, avrebbe potuto dimettersi, mostrando uno scatto di orgoglio e dignità che non c’è stato. Orgoglio e dignità che la piazza vuole riportare al centro del villaggio, stanca di continue mortificazioni anche sotto forma di rifiuti o di tira e molla che vedono in questi giorni protagonisti calciatori appena appena decenti che, solo venti anni fa, non si sarebbero nemmeno spogliati con i vari Di Vaio, Gattuso, Di Michele, Breda, Giovanni e Giacomo Tedesco, Fusco, Tosto, Balli, Artistico, Ricchetti, Grimaudo, Tudisco, Strada, Fresi, Vannucchi e via discorrendo. Se Salerno non è più una piazza che fa gola ai calciatori, la colpa non è certamente dei tifosi. Anche questa è una dimostrazione ulteriore del fallimento della proprietà e della dirigenza che continuano a tacere. Se la Salernitana non fa più gola ai calciatori, resta, invece, preda succulenta per chi vuole speculare ed anche su questo occorrerà vigilare. Dopo le elezioni, ma solo dopo, sarà importante che anche la politica prenda una posizione netta, ma ora il silenzio è d’oro. Se ci sono imprenditori interessati o che potrebbero essere sollecitati, questo lo si vedrà nelle prossime settimane, sempre a patto che l’attuale proprietà voglia passare la mano. Di certo, quello a cui stiamo assistendo non è, almeno stando ai fatti, un rilancio da parte della triade romana che vuole allestire una rosa fatta quasi esclusivamente di prestiti, senza aver cura di rimpolpare e migliorare il proprio parco calciatori.
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