Nel giorno di San Matteo la Salernitana rende omaggio al Santo Patrono con uno stringato messaggio diffuso attraverso i suoi canali ufficiali, ma da tempo la proprietà e la dirigenza granata sono venute meno alla propria missione morale. Salerno e la sua gente hanno un rapporto viscerale con San Matteo, ma anche con la squadra di calcio. La tradizione e la passione, il sentimento popolare e tutto il patrimonio di storia, cultura e ricordi che caratterizza un popolo, si fondono in maniera magmatica quando si parla della Salernitana. Nei giorni in cui gli Ultras festeggiano i loro quarantacinque anni di storia e di presenza accanto al vessillo granata, sul web e non solo dilaga la protesta civile ed altamente dignitosa di una tifoseria che vuole sentirsi libera di sognare, che ripudia la multiproprietà come freno, ostacolo, pietra tombale sulle speranze e le aspettative di una città che non ha mai ricevuto dal calcio quello che in termini di tifo e passione ha profuso. E’ vero, ci sono club, espressioni di piccole realtà di provincia, che hanno più presenze in massima serie della Salernitana, ma è altrettanto vero che poche tifoserie sono state capaci di lasciare un segno, di marchiare a fuoco un’epoca, fino a fare in modo che i successi della squadra e le gesta dei suoi tifosi diventassero una sola cosa, degna di entrare di diritto nell’ambito della vera e propria epopea. Ed è quello che è accaduto a Salerno. Un pallone che rotola su un prato verde è quanto di più bello i bambini possano desiderare e grazie al calcio ognuno di noi conserva forte il ricordo della sua fanciullezza. I soldi, gli interessi, le beghe, tutto ciò che sporca l’immagine romantica che del calcio ci piacerebbe difendere restano fuori dalla porta, quando a prendere il sopravvento è il sogno di quel bambino che tutti noi siamo stati. Ed è per questo che Lotito, Mezzaroma e Fabiani, messi tutti sullo stesso piano e senza alcuna distinzione di ruoli, hanno fallito. Tutti e tre, infatti, hanno vissuto nella menzogna, parlando di ambizioni e traguardi importanti quando, invece, la realtà era ben diversa. C’è un ostacolo enorme ed invalicabile, rappresentato dalle Noif, e c’è una società che da settimane si nasconde e si nega al contatto con la gente che, in virtù di quel famoso mandato morale di cui sopra, dovrebbe rappresentare, difendere, rispettare. Non è più questione di chi sarà il portiere o il centravanti, perchè il discorso, da tempo, si è spostato su un altro piano. La serie B è un patrimonio prezioso, ma diventa una scatola vuota, priva di calore e passione, nel momento in cui non esiste un progetto, non c’è una prospettiva, non è prevista la possibilità di migliorarsi. Tutto ciò non significa solo e semplicisticamente andare in serie A. No, non è questo. Lo spiegano molto bene i tifosi, ogni volta che si esprimono con striscioni o altre iniziative. Non si tratta solo di voler vincere, ma prima di tutto di essere rispettati. E la società attuale, pur avendo raggiunto in pochi anni la B dopo essere ripartita dalle ceneri di un secondo fallimento, continua a far finta di non capire. Salerno ha accolto con fiducia e rispetto i patron romani, ha dato il suo apporto in termini di passione e sostegno, ma ha chiesto un salto di qualità che non c’è stato ed in questi giorni se ne sta avendo la riprova. L’andamento del mercato è sotto gli occhi di tutti. Serve una svolta per non mortificare ulteriormente la passione. La multiproprietà è un tema che merita rilevanza nazionale e che le istituzioni del calcio e non solo devono trattare, affrontare e risolvere.
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