La Corte Costituzionale esaminerà il 20 ottobre la legge Severino e, in particolare, la sospensione degli amministratori locali nel caso in cui siano colpiti da condanne, anche in primo grado, per determinati reati: dalla corruzione all’associazione mafiosa, dal traffico di droga, all’abuso d’ufficio. Attendono con ansia il verdetto il governatore della Campania Vincenzo De Luca e il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, entrambi condannati in primo grado per abuso d’ufficio. Cosa faranno i giudici? Potrebbero uscirne con una pronuncia di inammissibilità, come chiede l’Avvocatura dello Stato, oppure dichiarare l’incostituzionalità della legge in diversi punti come, invece, chiedono gli avvocati di De Luca e De Magistris. Come è noto la Cassazione aveva stabilito a maggio che debba essere il giudice ordinario, e non quello amministrativo, a giudicare sull’applicazione della Severino e per questo i giudici costituzionali potrebbero limitarsi a dire che non possono entrare nel merito, in quanto il giudice ordinario che si è rivolto aalla Corte non è quello giusto e dunque c’è un difetto di giurisdizione. Oppure, come detto, affrontare e risolvere una volta e per tutte la questione che pure si trascina avanti da tempo. Il 20 ottobre ad illustrare la causa come relatrice sarà il giudice costituzionale Daria De Pretis; Gabriella Palmieri e Agnese Soldani, avvocati dello Stato, difenderanno la legge Severino ribadendo l’inammissibilità del ricorso. Ad oggi, l’opzione che sembra prevalere è quella di affrontare il caso sotto un profilo sostanziale, e non solo formale. Nelle more è intervenuta un’altra novità: le Sezioni unite della Cassazione devono esaminare un ricorso che chiede di accertare se il tribunale ordinario abbia potere cautelare in materia elettorale: cioè, se in un giudizio che riguardi l’applicazione della Severino, il giudice ordinario possa sospenderne l’applicazione, come è successo a De Luca e prima di lui a De Magistris. L’udienza, ironia del calendario, è a ruolo sempre il 20 ottobre, ma potrebbe slittare. Tornando alla Consulta, il “gancio” per entrare nel merito, superando l’ostacolo dell’inammissibilità, tecnicamente c’è. Secondo vari osservatori, una strada possibile potrebbe essere quella di una parziale incostituzionalità della norma nella parte in cui non prevede il caso di un soggetto candidato ed eletto prima dell’entrata in vigore della legge, e solo dopo incappato nella legge Severino per una condanna non definitiva. Questo è in effetti il caso di de Magistris, sindaco dal primo giugno 2011, mentre la legge Severino è del dicembre 2012. Un quadro di questo tipo non “coprirebbe” De Luca, eletto governatore nel giugno scorso, quando la Severino era già in vigore e che, invece, si appellerà al principio sacrosanto della non retroattività della legge penale.
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