Per andare in pensione occorre aver maturato una quantità sufficiente di anni contributivi e avere l’età consona. Tale età è stata modificata negli anni finché, con un Decreto Legge entrato in vigore nell’Aprile del 2019, si è assestata sui 62 anni.
Bisogna però avere alle spalle perlomeno 38 anni di contributi maturati: la somma totale, quindi, tra età e versamenti deve essere pari a 100.
Il giusto equilibrio tra gli anni di contributi e l’età
In questa somma, però, l’unica variante che può oscillare si riferisce agli anni contributivi: l’età pensionabile, infatti, non potrà mai scendere al di sotto dei 62 anni. Qualora i versamenti dei contributi ai fini pensionistici siano pari a 38 anni totali ma l’età sia di 60 o 61 anni, occorrerà comunque attendere i 62, facendo di fatto aumentare la quota complessiva a 101 o 102.
Trattandosi di una formula completamente innovativa di pensione anticipata rispetto a quella ordinaria di anzianità, avrà una durata massima di 3 anni e sarà quindi sperimentata fino al 2021, quando il Governo potrà decidere se consolidarla o eliminarla in favore di soluzioni differenti.
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Differenza tra la pensione di vecchiaia e la quota 100
La cosiddetta pensione di vecchiaia o anzianità, prevede che ogni categoria di lavoratore vada in pensione a 67 anni compiuti e un minimo di 20 anni di contributi versati.
Al fine di favorire tutti coloro i quali, per salute o motivazioni personali preferiscano andare in pensione anticipatamente, è stata introdotta questa formula che però, di fatto, potrebbe abbassare drasticamente la cifra mensile cui si ha diritto proprio in virtù dei meno anni di versamenti di cui si potrà godere.
Peculiarità e alternative alla quota 100
Come per tutte le pensioni, anche quelle relative alla quota 100 possono impiegare dai 3 ai 6 mesi per cominciare a essere erogate al contribuente, a seconda della mole di domande: vi è la cosiddetta “finestra” entro la quale fare richiesta per potervi accedere ma c’è anche un’ulteriore alternativa alla quota 100.
Ovvero, si dovranno raggiungere 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne è un anno in meno) per avere la pensione anticipata.
Per quanto concerne le somme erogate, inoltre, sono previste aggiunte derivanti da altri redditi che non superino però i 5 mila euro lordi annui: ciò significa che, se con la quota 100 si avrà la pensione minima, questa sarà ben poco modificabile una volta richiesta.
Chi può accedere alla quota 100
Il grosso vantaggio della quota 100 è che è accessibile praticamente da ogni categoria di lavoratore: pubblici (con finestra di 6 mesi), privati e autonomi. Possono essere inseriti nel computo anche i cosiddetti contributi figurativi, ovvero i mesi riguardanti malattia o maternità nei quali non si sia effettivamente svolto il lavoro.
Per poter avere una pensione sufficientemente alta da garantire uno stile di vita corretto, in generale, se si decide di sfruttare pensioni anticipate o quota 100 sarebbe sempre opportuno valutare in anticipo una pensione integrativa per far fronte all’immancabile diminuzione del reddito mensile: chi decida di far questo passo, poi, dovrebbe vagliare bene le diverse possibilità del mercato azionario.
La quota 100 s’inserisce comunque in un cambiamento più ampio che è iniziato già nel 1996 quando, al vecchio sistema retributivo, si sostituì l’attuale contributivo: mentre con il primo al pensionato veniva garantito un assegno mensile praticamente pari al suo stipendio degli anni di lavoro, con il secondo tale cifra dipende da ciò che è stato effettivamente versato nelle casse previdenziali: ciò si traduce, inevitabilmente, con un risparmio da parte dello Stato ma con minori introiti da parte di chi decida di andare in pensione, specie se in anticipo di qualche anno.