Quanto sia durata davvero la partita del Castellani è un interrogativo a cui si potrebbe rispondere affermando che la stessa non sia mai cominciata. Sarebbe, forse, addirittura troppo bello, oltreché facile, cavarsela così. Nel corso di una stagione, infatti, può capitare che una squadra stecchi una gara, sbagli approccio, vada incontro alla cosiddetta imbarcata. Alla Salernitana, però, questo non è capitato solo ieri al cospetto di un Empoli che in casa non aveva mai avuto vita così facile contro nessuno e che ieri ha sciorinato un calcio veloce, tecnico, aggressivo ed incisivo come, forse, solo nei suoi sogni più sereni Dionisi, giovane e validissimo tecnico dei toscani, avrebbe potuto augurarsi di vedere. A Ferrara, a Brescia e a Monza, era accaduta più o meno la stessa cosa, anche se mai, come ieri, la Salernitana era apparsa così soggiogata dall’avversario, al punto di apparire squadra di una o due categorie inferiori. I giovani dell’Empoli hanno fatto un figurone rispetto a quelli granata e la differenza di idee e di proposta di gioco ha esaltato le doti degli avanti azzurri, mortificando per l’ennesima volta quelle di Tutino, sempre più insofferente e a disagio nel copione tattico di Castori, e Djuric. I trentuno punti stampati sulla classifica dopo la bella vittoria di Venezia hanno rappresentato il momento più alto della storia stagionale di un gruppo da cui Castori aveva spremuto più del massimo al prezzo, altissimo, di lacrime, sudore e sangue. E, una volta trovatasi lassù, pur invitata da società e tecnico a crederci, la Salernitana ha avuto una crisi di panico in piena regola, vertigini belle e buone, determinate dalla circostanza di essersi trovata ad una altezza inusuale e a cui non si era preparati. E come nelle altre circostanze in cui la squadra granata è uscita dal campo senza punti, fatta salva la gara col Pordenone, l’impressione che si è ricavata è stata di una sconfitta inevitabile, già scritta in fondo per il disequilibrio di valori in campo. Eppure, il Cosenza, non certo la prima della classe, ha strappato in rimonta un pari a Monza o il Vicenza, squadra di valori tecnici non eccelsi, ha vinto largamente a Brescia sul campo di una squadra che aveva vinto a Ferrara. Insomma, laddove la Salernitana non è neanche entrata in campo, o è uscita troppo presto dalla contesa, formazioni che hanno molti meno punti dei granata in classifica hanno fatto risultato. Ieri sera, al pronti via, Anderson ha rischiato di accumulare due gialli in un nanosecondo, uscendo dalla partita dopo l’ammonizione più che sacrosanta ricevuta. Stesso discorso per Dziczek che pare la brutta copia del giovane intraprendente e senza paura di sbagliare visto nella scorsa stagione. Giocatori in involuzione, forse anche per via di diverse metodologie di lavoro, squadra nel complesso in netta difficoltà sotto tutti gli aspetti, incapace di mostrare almeno quella faccia sporca, cinica, pratica che tanto era piaciuta ai più e che, comunque, era stata alla base della sua ascesa in classifica che pareva a qualcuno miracolosa e che ora pare un ricordo perso nel tempo, sommerso impietosamente sotto una valanga di cinque gol che fanno dieci nelle ultime tre nelle quali, per giunta, la Salernitana non è mai andata a segno. Le immagini del disastro di ieri sera sono eloquenti. Errori di concetto, di squadra e dei singoli, una pochezza tecnica ed una approssimazione tattica allarmanti ed una sensazione inquietante: che il meglio sia già passato.
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