Pestrin perde la testa e si fa espellere, Strakosha combina un pasticcio in uscita e spalanca la porta a Costa Ferreira. Hai voglia a puntare il dito contro l’arbitro, anche se Baracani è stato in molte occasioni discutibile nel suo operato, ma la Salernitana deve prendersela prima di tutto con se stessa. Sarebbe un errore pensare che a Chiavari si è perso per colpa dell’arbitro, come ha sostenuto anche Claudio Lotito. La società aveva annunciato la presentazione di un dossier dopo la gara col Trapani per i troppi cartellini ricevuti e chissà che questo non abbia ancor di più indispettito la classe arbitrale. Di certo, l’ultimo non è stato un fine settimana felice sotto questo aspetto per Lotito, visto che anche la Lazio è stata penalizzata da una decisione a dir poco dubbia. Tuttavia, bisogna essere onesti e netti: un conto sono gli errori – veri o presunti – degli arbitri, un conto i limiti della squadra granata, costruita male, con pochi elementi adatti a reggere i ritmi della categoria, e troppe lacune che dovranno essere colmate a gennaio quando, si spera, non sarà troppo tardi. Sabato, l’errore di Strakosha, anche se la società e Torrente hanno tirato in ballo un fallo di Caputo, è stato il prevedibile coronamento di un balletto che, come si temeva alla vigilia, sarebbe stato controproducente perchè tra i pali occorrono certezze ed in questo momento la Salernitana non ne ha. L’espulsione di Pestrin è un fatto da stigmatizzare con forza perchè da un calciatore esperto, dal capitano di una squadra che è in difficoltà, tutto ci si aspetterebbe meno che un gesto di autolesionismo come quello di sabato. Il cartellino giallo comminato da Baracani al calciatore è stato troppo severo, ma ciò che ne è seguito doveva essere evitato per il bene della squadra che, invece, è rimasta in dieci per la quinta gara su otto di questo campionato in cui il bilancio disciplinare è salatissimo come le multe che la società ha intenzione di far pagare ai suoi tesserati che incorreranno in altre sanzioni evitabili. In momenti di difficoltà quale quello che la Salernitana sta attraversando, infatti, tutti sono chiamati a dare qualcosa in più e rimediare cartellini di tutti i colori non è certo il modo più indicato per superare gli ostacoli. Il campo, sabato scorso, ha detto che la Salernitana ha perso contro una squadra ampiamente alla sua portata, al punto che, pure in inferiorità numerica, i granata sono riusciti a creare quanto meno i presupposti per andare in gol. Là davanti, però, Coda continua a latitare ed anche Donnarumma, sebbene più intraprendente, è rimasto all’asciutto. Torrente può consolarsi con la crescita di Sciaudone, la buona risposta di Empereur, utilizzato da terzino destro, il buon impatto di Milinkovic e Troianiello, chiamati in causa nella ripresa. Si tratta, però, di poca roba in confronto alla sostanza che condanna la Salernitana, ancorata al palo da tre partite in cui non ha segnato ed ha perso terreno in classifica. Purtroppo, tutti i nodi di un mercato non all’altezza, impostato dal diesse Fabiani con l’avallo della proprietà, stanno venendo a galla impietosamente. Non lo si scopre ora che in B occorrono giovani bravi e calciatori in grado di reggere le fatiche di un campionato estenuante. La Salernitana è una squadra incompleta ed incompiuta che, per giunta, ora è gravata pure dal pesante fardello della mancanza di risultati che rischia di deprimere il gruppo. Torrente lo sa e sta provando a battere sul tasto del gioco perchè sa che è questa la via che può portare fuori dal tunnel. Sa, però, il tecnico che, tra assenze e lacune strutturali, il lavoro che lo attende è ancor più difficile. Zero punti nelle ultime tre partite, nessun gol realizzato e sei subiti, tanti cartellini a carico. I numeri sono da allarme rosso. Serve lavorare tanto, senza andare dietro ad alibi ingannevoli. C’è tempo per recuperare, ma ora servono i risultati.
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