AMBIENTE: SALERNO RETROCEDE

Non c’è da star allegri sulle performance ambientali delle cinque città capoluogo di provincia della Campania. L’elemento che appare dominante è quello del ristagno. Piccoli passi avanti e tanti piccoli passi indietro che mostrano una certa pigrizia e un’assenza generale di coraggio nelle amministrazioni locali. Tira sempre una brutta aria. Napoli si piazza al 90mo posto in piena zona retrocessione, imitata da Caserta al 91posto. Sufficienza per Benevento al 54 posto. Scende Salerno al 67posto. Mentre Avellino conquista la palma per la miglior performance tra i capoluoghi campani con il 29 posto. È quanto emerge dalla ventiduesima edizione di Ecosistema Urbano, la ricerca di Legambiente realizzata in collaborazione con l’Istituto di ricerche Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore sulla vivibilità ambientale dei capoluoghi di provincia italiani Anche quest’anno, sono 18 gli indicatori selezionati per confrontare tra loro i 104 capoluoghi di provincia italiani. Tre indici sulla qualità dell’aria, tre sulla gestione delle acque, due sul trasporto pubblico, cinque sulla mobilità, uno sull’incidentalità stradale, due sull’energia. Salerno perde posizioni, ben 17 rispetto lo scorso anno, piazzandosi al 67posto, terza città campana. La raccolta differenziata si assesta al 65,5% maglia rosa regionale. La qualità dell’aria presenta per il biossido di azoto un valore medio al di sopra del limite di legge. Buona invece sul lato dei rilevamenti riguardanti il Pm10. Nel capoluogo salernitano l’acqua immessa nella rete viene perduta in percentuale pari al 57,7% a riprova di una situazione critica per la città, mentre non disponibile il dato sulla depurazione. Mentre è maglia rosa per l’indicatore sulle energie rinnovabili che si concentra sulla diffusione del solare termico e fotovoltaico in strutture pubbliche, Dai dati elaborati, Salerno distanzia tutte le altre città, con oltre 181 kW installati ogni 1.000 abitanti.

Autore dell'articolo: Marcello Festa