C’erano i soldi. Chi diceva il contrario era in malafede. Erano queste le dichiarazioni rilasciate a Cascia, con Castori al suo fianco, dal direttore sportivo della Salernitana durante il ritiro precampionato. Erano i giorni in cui, accompagnato dall’avvocato Morescanti, il diesse granata tesseva l’elogio del trust e di chi aveva partecipato con competenze professionali e per spirito di servizio a stilarlo, rimediando alle lacune della prima bozza presentata. C’erano i soldi: tanti, tantissimi, ma come ci si permetteva soltanto di pensare il contrario? Per amore della Salernitana si era fatto di tutto
per non assecondare il timido diktat di Gravina, distrattosi per la strada, preso com’era dalle notti azzurre e dagli impegni in Figc, che aveva detto cessione o esclusione. Ed allora ecco l’iscrizione, previa accettazione di un trust che in Italia non è una novità perché, si faceva notare, vi ha fatto ricorso pure quel simpaticone di Ferrero, uno che la sa lunga. Il trust allunga la vita, bastava rivolgersi a Vidal che aveva già confezionato l’abito giusto per la Samp e poi con qualche ritocco qua e là ecco che il gioco era stato fatto. I soldi, già. Certo, è un peccato che il mercato si debba fare col vil denaro. Perché, bastassero i buoni propositi, le buone intenzioni, i buoni sentimenti – perché la Salernitana è un affare di cuore, eh, mica altro!- allora tutto sarebbe più facile. Ed invece, poi, capita che all’atto pratico ci siano procuratori, calciatori e club che chiedano anche un compenso per dire un sì. Ed allora, finché tutti i pezzi del complesso puzzle si incastrano, finché si trova qualche sponda in procuratori e società più elastici e disposti a venire a miti consigli, si può prendere il Mamadou Coulibaly o il Simy di turno con l’impegno di pagare moneta domani per avere fin da subito il calciatore. O, come dice sempre il buon Claudio Lotito, per vedere il famoso e prezioso cammello. Non è vero che la Salernitana ha investito in questa sessione di mercato. Ha assunto degli impegni che, se Gravina non sarà distratto anche a gennaio 2022, toccherà ad una nuova proprietà onorare. Ha preso qualche atleta in prestito ed ha collezionato una serie di rifiuti. Da Lammers, a Caprari, da Caceres a Verdi, per finire addirittura col lussemburghese Gerson Rodrigues che in extremis ha firmato per il club francese del Troyes che fa parte della famiglia del Manchester City. Chi di multiproprietà ferisce, di multiproprietà perisce. Alla fine, se si crede al karma, tutto torna indietro. Ma proprio tutto.