Dopo la sconfitta di La Spezia, la Salernitana cambia allenatore. Il vantaggio parziale al Picco, confezionato sull’asse Obi- Simy, al suo primo gol in granata, non è bastato, visto che nella ripresa la squadra di Castori si è fatta rimontare e superare da uno Spezia ancor più in emergenza, ma apparso più determinato nella ricerca della vittoria. Di nuovo ultima in classifica dopo la vittoria del Cagliari sulla Sampdoria, la Salernitana, dopo il pranzo della domenica, ha deciso di cambiare guida tecnica. Già dal pomeriggio di sabato aveva cominciato a farsi largo, in verità, nella testa del generale Marchetti e del diesse Fabiani l’idea di esonerare Fabrizio Castori. C’era, però, da trovare un sostituto e la scelta è ricaduta su un’altra vecchia conoscenza granata, ossia Stefano Colantuono, ospite all’Arechi in occasione di Salernitana. Verona dello scorso 22 settembre e, a quanto pare, già da tempo allertato visto che la possibilità di un cambio tecnico era stata presa in considerazione già dopo la sconfitta di Torino. Per lui si tratta di un ritorno in panchina a quasi tre anni dall’ultima partita, un Carpi- Salernitana che si concluse con la vittoria degli emiliani allenati proprio da Castori. Da quel giorno Colantuono è rimasto fermo, fatta eccezione per una parentesi da dirigente della Sambenedettese che non è stata molto fortunata. Contro l’Empoli, il neo allenatore granata spera di esordire col botto e di regalarsi i tre punti nel giorno del suo compleanno numero cinquantanove. In serie A Colantuono non allena dalla stagione 2015/16 e, dopo le esperienze cadette a Bari e Salerno non culminate con i risultati sperati, la sua parabola sembra in discesa. C’erano anche altri allenatori liberi, ma Colantuono era il profilo ideale per Marchetti e Fabiani. Esperto, conoscitore della piazza, a caccia di rilancio, Colantuono non ha certo chiesto la luna e per una società che deve fare i conti con un budget ben preciso anche questo particolare conta. Sarà il campo a parlare e a Colantuono va dato il tempo di lavorare, ma, al di là delle capacità di questo o quell’allenatore, c’è da fare i conti con una realtà fatta di sei sconfitte in otto partite, figlie almeno in parte di errori della precedente gestione tecnica ma anche di carenze della rosa delle quali non può rispondere solo l’allenatore.
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