Un fine settimana di silenzio, più che mai doveroso ed opportuno in questa fase, in attesa delle comunicazioni ufficiali da parte dei trustee. Lunedì 15 novembre è il termine indicato dagli stessi per la presentazione di nuove
offerte o per la rimodulazione di quelle che erano già pervenute ed erano state ritenute non congrue. La gente ha finora atteso con ansia, ma senza mettere pressione l’esito di eventuali trattative. A quattro mesi dall’iscrizione ottenuta tramite trust, però, ora è comprensibile che quello che è stato rimandato per troppo tempo non possa più essere differito. La Salernitana non è l’unica società calcistica in vendita. Tante hanno cambiato proprietà in tempi recenti e ciò dimostra che il calcio, pur se sempre più complicato e colpito dalla crisi scatenata dalla pandemia (ma non è stato l’unico settore), tiri ancora. Non è vero che alla Salernitana non si sia interessato nessuno. E’ vero, invece, che in città si sia respirata sempre un’aria di diffidenza, quasi di resistenza, dinanzi ad indiscrezioni, voci, notizie che riferivano di interessamenti e di trattative in corso. Molti sono stati contenti per l’avvenuta iscrizione ottenuta con l’accettazione del trust da parte della Figc, ora un po’ preoccupata per le sorti mondiali degli azzurri ed in polemica con Lotito per le condizioni di Immobile, e c’è stato il tentativo di far passare come una vittoria ciò che in realtà era una sconfitta, una sorta di condanna autoimposta ad una stagione di sofferenza. Perché mai sia dovuta andare così è domanda che prima o poi dovrà avere una risposta. Chi ha voluto il trust doveva sapere che la Salernitana sarebbe stata costretta a vivere una stagione in cui sarebbe servita ancor di più una dose extra di conoscenza, competenza e fantasia da spendere sul mercato in luogo di quegli euro che inizialmente scarseggiavano e che poi, a strappi, sono stati investiti o, per meglio dire, che ci si è impegnati a spendere nel mercato invernale per conto della futura proprietà. E, chissà, magari ha agito in questo modo perché dotato di capacità divinatorie. Il futuro, forse, per qualcuno era già noto. Chissà. Certo, sia come sia, ora bisogna mettere un punto alla situazione che si è creata. Nelle ore successive alla scadenza del 15 novembre, dunque, è lecito attendersi nuove comunicazioni dai trustee. Cosa aspettarsi? Difficilmente, per via dei noti vincoli di riservatezza e segretezza, emergeranno nomi. Probabile che ci si limiterà a dare informazioni circa la congruità o meno delle offerte. Sembra di essere tornati indietro nel tempo, quando in tv imperversava la famosa trasmissione “Ok, il prezzo è giusto!”. Cambia solo l’aggettivo: non giusto, bensì congruo. Aggettivi a parte, una cosa è certa: la gente vuol sapere. In fondo, ne ha diritto.