È ancora in rada, a distanza dal molo, la nave Martine A. della compagnia Arka che attraccherà al porto di Salerno non prima di mercoledì mattina. La nave si è stagliata all’orizzonte del comune capoluogo dalla tarda serata di ieri. A bordo i 213 container provenienti dal porto di Sousse in Tunisia, la nazione che ha preteso all’Italia di riprendersi la spazzatura dopo l’inchiesta che ha portato agli arresti, tra gli altri, il ministro dell’ambiente tunisino. Una volta giunti nel porto di Salerno, i rifiuti saranno inviati in un’area militare (dove ci sono già altri rifiuti) situata nel comune di Serre, dove stasera è in programma un consiglio comunale monotematico destinato a questa situazione che ha creato grande allarme nella popolazione. Non si conosce la natura dei rifiuti stipati nei container. La caratterizzazione serve appunto a capire la natura dei rifiuti che solo così potranno essere smaltiti. L’ accordo di cooperazione istituzionale tra i due Paesi è stato firmato lo scorso 11 febbraio e “rappresenta il completamento del processo di consultazione tra Tunisia e Italia, che risale al 2020”, si legge in una nota del ministero tunisino che definisce anche “gli impegni che competono a ciascuna delle parti in merito al rimpatrio in Italia, in primo luogo, di 213 contenitori di rifiuti, attualmente stoccati presso il porto di Sousse”. “Proseguiranno in seguito le consultazioni, per la finalizzazione della restituzione dei rifiuti italiani rimanenti situati in un magazzino a Mourredine (delegazione di Msaken, Sousse) a seguito di un incendio.
La vicenda risale all’estate 2020, quando le dogane tunisine scoprirono questi rifiuti domestici, la cui esportazione è vietata dalla legislazione di Tunisi e dalle convenzioni internazionali, ma presentati amministrativamente dall’azienda importatrice come rifiuti plastici “non pericolosi”. Sul caso venne aperta in Tunisia prima un’indagine amministrativa e poi una penale che ha visto indagate 26 persone per corruzione, compresi i funzionari della dogana e l’ex ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui, che venne arrestato. Sulla vicenda si attendono tuttavia ancora diverse pronunce giudiziarie in Tunisia e Italia. Sulla vicenda ci sarebbero anche un’inchiesta affidata al Noe dei carabinieri oltre che un’indagine della Guardia di Finanza con due procure al Lavoro, quella di Potenza e quella di Salerno. La regione Campania, attraverso il vicepresidente Fulvio Bonavitacola ha assicurato tempi rapidi per la caratterizzazione e lo smaltimento dei rifiuti. Sulla questione stamani si è espresso anche Michele Buonomo di Legambiente.