Mezzi agricoli fermi, difficoltà nella semina, prezzi schizzati per le coltivazioni in serra. Il rincaro dei prezzi dei carburanti e delle materie prime strangola l’agricoltura. E non va meglio per la pesca dove ormai le barche restano ferme in banchina a causa del caro gasolio. A lanciare l’allarme è Coldiretti Salerno scesa già in piazza qualche settimana fa per protestare contro l’aumento del costo delle materie prime e dell’energia. “La situazione purtroppo non migliora – afferma il presidente Vito Busillo – la crescita esponenziale dei costi si sta abbattendo sull’agricoltura e sulla pesca, creando grossi problemi di gestione alle imprese. Alcune aziende hanno deciso addirittura di non seminare perché i semi hanno avuto un rincaro insostenibile, per non parlare del gasolio che ormai ha raggiunto prezzi insostenibili per il comparto”.Il prezzo del metano è arrivato a sfiorare i quattro euro al chilo, quattro volte il valore dello scorso ottobre quando il prezzo era poco meno di un euro. Un grosso problema per le aziende che hanno puntato sul metano per risparmiare: lo scorso autunno un pieno su un’auto costava mediamente 15 euro. Oggi rifornire la stessa vettura costa 55 euro. A farne le spese un’azienda della Piana del Sele che ha acquistato cento mezzi a metano, attualmente bloccati, senza immatricolazione, in attesa che la situazione metano torni alla “normalità”. “Il prezzo del mangime è aumentato a dismisura ed oggi è poco reperibile sul mercato – conferma il direttore di Coldiretti Salerno Enzo Tropiano – di contro i prezzi di vendita del latte, alla stalla, sono rimasti invariati. Oggi per produrre un litro di latte i nostri allevatori spendono più di 40 centesimi al litro mentre lo stesso litro viene pagato dalle imprese di trasformazione in media 37-38 centesimi, dieci in meno rispetto ai contratti in Campania. Il prezzo del mais ha fatto registrare balzi in avanti tra il 50 e l’80 per cento, senza contare i costi energetici. La filiera lattiero-casearia deve garantire una quotazione equa agli allevatori, che non vada solo a coprire i costi, ma offra la giusta redditività alle aziende, già colpite dagli effetti della pandemia”. Ma il boom dei costi energetici riguarda anche il riscaldamento delle serre con rincari del 30% e i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita. Nel giro di un anno la bolletta mensile di un’azienda florovivaistica media è passata, infatti, da 1700 euro a 6100 euro. E ad aumentare sono pure i costi per la pesca, con la flotta nazionale costretta rimanere in banchina.“La psicosi cibo è dannosa – afferma il direttore Tropiano – il nostro consiglio è di non lasciarsi trascinare in inutili nevrosi, programmare gli acquisti privilegiando prodotti freschi e di stagione Made in Italy la cui offerta è destinata a salire con l’arrivo della primavera. Nei nostri Mercati Campagna Amica il cibo non manca mai quindi le corse allo scaffale non servono se non a creare distorsioni nel comparto”.
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