SCREENING ALLA POPOLAZIONE CON IL PROGETTO “TUTELA”? IL PLAUSO DEL COMITATO SALUTE E VITA

Apprendiamo dagli organi di stampa che il Comune di Salerno aderisce al progetto “Tutela” e che per tre mesi, alcune stanze del Teatro Ghirelli, saranno messe a disposizione per attività poste in essere dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno. Nello specifico, che saranno predisposti screening gratuiti della popolazione della Valle dell’Irno per patologie “potenzialmente correlate all’inquinamento ambientale” e che, questi esami, saranno rivolti sia a coloro che sono stati sottoposti, nel 2017, allo Studio SPES, che al resto della popolazione possibile bersaglio di inquinamento.

Come Comitato/Associazione “Salute e Vita” ed Associazione nazionale “Medicina Democratica” non possiamo che esprimere soddisfazione. Così in una nota il Dr. Paolo Fierro, Vicepresidente dell’Associazione nazionale “Medicina Democratica” e Lorenzo Forte, Presidente dell’Associazione “Salute e Vita”.

Rivendichiamo una grande vittoria della popolazione aver costretto il Comune di Salerno a prendere almeno atto che esiste un’emergenza sanitaria ed ambientale, visto che negli ultimi cinque anni, ovvero dal momento in cui, nel 2017, sono state effettuate le analisi su quattrocento residenti volontari della Valle dell’Irno, le preoccupazioni e le legittime richieste di intervento sono state completamente ignorate dal primo cittadino e dalle autorità sanitarie del territorio. Il monitoraggio è utile e fondamentale, ma è anche in forte ritardo per capire qual è il quadro sanitario delle persone coinvolte.

Ricordiamo che è solo grazie alla tenacia del Comitato/Associazione “Salute e Vita” se la Valle dell’Irno è stata inclusa nello studio di biomonitoraggio della Terra dei Fuochi e, conseguentemente, rientra nella relativa normativa regionale. Lo Studio SPES è stato reso pubblico esclusivamente grazie ai nostri sforzi. Le relazioni provvisorie del 2018 e 2020 avevano già mostrato un quadro allarmante di inquinamento, ma la relazione finale era rimasta chiusa per anni nei cassetti della Regione Campania ed è solo per merito dei nostri legali, con due ordinanze al TAR, che è stata resa fruibile dalla collettività. Abbiamo imposto all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, nel 2021, la consegna delle relazioni finali per conoscere finalmente, nel suo complesso, le risultanze dello Studio SPES relativo ai cluster che riguardano l’inquinamento delle Fonderie Pisano (Irno I ed Irno II). Quella relazione finale contiene risultati indigesti per la proprietà Pisano e, quindi, si mise in atto una manovra di insabbiamento con la falsa giustificazione che era stata secretata dalla Magistratura.

Le nostre continue denunce hanno così costretto queste Istituzioni ad iniziare un monitoraggio ed a fare, in minima parte, il proprio dovere. Da questo punto di vista denunciamo il ritardo di trent’anni del Comune e dell’ASL, Enti pubblici dimostratisi totalmente incapaci di iniziativa nella tutela e prevenzione della salute pubblica. A questo atteggiamento di colpevole assenza è corrisposta contemporaneamente un’ambiguità inquietante nelle dichiarazioni di alcuni dirigenti ASL di Salerno, i quali anche fuori contesto si sono preoccupati di scagionare la proprietà delle Fonderie da responsabilità sui danni alla salute. La nostra azione nei confronti dell’ASL di Salerno, dunque, non si ferma qui e non cambia in alcun modo il nostro giudizio sul suo operato.

Noi partiamo dalle certezze: abbiamo i risultati dello Studio SPES che certificano i veleni che le Fonderie Pisano hanno immesso nell’aria, acqua e suolo e che sono presenti nel sangue dei cittadini; abbiamo gli studi epidemiologici dei consulenti della Procura, professori di prestigio internazionale quali Biggeri e Forastiere, che dimostrano come unica causa delle patologie in eccesso la presenza di questo obsoleto impianto siderurgico; abbiamo foto e video, anche degli ultimi giorni, che confermano l’avvelenamento della popolazione. Chiediamo il coinvolgimento delle associazioni che hanno firmato il protocollo d’intesa dello Studio SPES perché, comprensibilmente, dopo anni di omissioni e falsità da parte delle Istituzioni coinvolte, esercitino un attento controllo su questa operazione che può essere un grande sostegno alla salute delle popolazioni, ma può trasformarsi anche in un’enorme truffa se entrano in gioco figure già compromesse con gli imprenditori della fabbrica di Fratte.

Preliminarmente dichiariamo che non sarebbe ammissibile il coinvolgimento in questa campagna di personaggi come la professoressa Triassi, consulente di parte della famiglia Pisano in un procedimento penale in corso. Il conflitto d’interessi già da noi denunciato nella penosa vicenda della mancata pubblicazione dei dati SPES, sarebbe scandaloso in una raccolta di dati scientifici che potrebbero dare false indicazioni sia sul piano sanitario che legale. Chiederemo immediatamente, all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno ed alla Regione Campania, delucidazioni sulla gestione della campagna, con l’elenco nominativo dei responsabili, i protocolli adottati, la tempistica e la durata del progetto.

Un altro rischio che intendiamo scongiurare è che questa operazione possa servire da alibi per ritardare l’unica soluzione ammissibile in questa vicenda: la chiusura della fabbrica nel sito ove è allocata, perché incompatibile con il tessuto urbano. Il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, per la prima volta, inizia a fare qualcosa, dopo  un avviso di garanzia della Procura di Salerno per omissione di atti d’ufficio grazie ad un nostro esposto. Ma non basta. Al momento l’unico atto concreto da fare è fermare, ad horas, il mostro di Fratte ed il relativo disastro ambientale già certificato e questo è, a nostro avviso, una sua doverosa scelta come primo tutore della salute dei cittadini.

Autore dell'articolo: Barbara Albero