La conferma di Davide Nicola appariva abbastanza scontata già domenica sera. L’espressione corrucciata di Iervolino e le parole a caldo di De Sanctis avevano ufficialmente aperto le consultazioni, ma in serata, una volta dato seguito alla volontà del tecnico di riprendere gli allenamenti già nel pomeriggio di lunedì, la situazione era abbastanza definita. Ieri, però, Iervolino ha sentito Nicola e De Sanctis. Allenatore e direttore sportivo sono stati in riunione per due ore, dopo l’allenamento. Che tra i due non ci sia mai stata totale sintonia è apparso evidente fin dall’estate. Il mercato è stato motivo di discussione ed attriti. Dalle diverse vedute su alcuni calciatori alla gestione del caso Mazzocchi non è che i due siano andati proprio d’accordo su tutto. Del resto, già ad agosto, ci fu bisogno di un chiarimento. Nicola è stato confermato a giugno da Iervolino in assenza di un direttore sportivo. Dopo il divorzio improvviso da Sabatini, infatti, passò qualche giorno prima che fosse ingaggiato De Sanctis che è arrivato a Salerno ed ha trovato un allenatore non scelto da lui che aveva il gradimento della piazza ed aveva appena incassato la rinnovata fiducia della proprietà che pure qualche valutazione ad ampio raggio l’aveva fatta subito dopo la rovinosa e per fortuna indolore sconfitta interna con l’Udinese. Il dato che emerge in questa fase è che la Salernitana ha deciso di rimandare altre e diverse valutazioni ad un momento successivo alla gara col Verona da cui Iervolino si aspetta i tre punti senza se e senza ma. Il presidente ha rinnovato la fiducia a Nicola ma gli ha chiesto maggiore apertura verso quei calciatori finora meno impiegati, da rilanciare magari anche operando delle modifiche al modulo di partenza. Se si ha fiducia piena in un allenatore, però, certe sottolineature sembrano delle stonature. De Sanctis ha scaricato su Nicola la gran parte delle responsabilità domenica pomeriggio parlando di classifica insoddisfacente e di fase difensiva improponibile. Il diesse ha inserito in rosa tanti calciatori nuovi, tutti con dei curricula importanti o quanto meno interessanti, e sicuramente non vuol vedere sminuito il suo lavoro. Il fatto che in otto giornate Bradaric sia stato schierato solo una volta da titolare e Sambia abbia racimolato pochi minuti in campo non può fargli piacere. Nicola fa le scelte per ciò che vede in allenamento ed anche in base a ciò che ha, dal canto suo. A centrocampo, ad esempio, lo stop di Bohinen e l’indisponibilità anche di Radovanovic hanno limitato le rotazioni, visto che in panchina ci sono Kastanos e Capezzi, due calciatori che il tecnico non ha mostrato di avere in grande considerazione. Maggiore s’è un po’ perso sotto la pressione di dover giocare in un ruolo che impone più responsabilità, mentre Vilhena non ha dato continuità alla buona prova offerta con la Samp segnalandosi solo per qualche giocata estemporanea e poco in linea con le necessità ed i momenti delle partite, si veda la rabona con l’Empoli e il superficiale disimpegno in area di rigore con la Juve da cui è scaturito il penalty del pareggio bianconero. Se l’olandese è stato preso per giocare da mezz’ala e continua ad omettere la fase difensiva, è chiaro che Lassana Coulibaly non possa essere ovunque e, al tempo stesso, abbinare sempre lucidità e qualità nelle giocate in entrambe le fasi. Ci sono, poi, dei problemi tattici che tirano in ballo la capacità di analisi delle situazioni da parte del tecnico. Già contro il Lecce la Salernitana aveva sofferto la velocità degli esterni del tridente avversario. Contro il Sassuolo la situazione s’è ripetuta con ancora maggiore evidenza. Contro le squadre che si schierano col 4-3-3 la difesa a 3 deve fare delle scelte, tipo quella di accettare gli uno contro uno tra gli esterni avversari e i difensori che agiscono ai lati del centrale di riferimento. Bronn è stato letteralmente travolto da Laurienté e non ha mai potuto contare sul raddoppio offerto da Candreva o da un centrocampista. Qualcosa andava fatto per provare a limitare i danni, ma i cambi di modulo successivi al doppio svantaggio non hanno sortito effetti anche perché la squadra non ha mostrato la giusta determinazione. Sulla condizione fisica mostrata a Reggio Emilia, c’è da augurarsi che le gambe fossero pesanti in ragione dei carichi di lavoro sostenuti durante la sosta. La testa, che comanda tutto, però, al Mapei era completamente fuori fase. E questo è l’aspetto più preoccupante. Se il confronto di ieri pomeriggio avrà portato ad un vero chiarimento o avrà solo rimandato l’apertura della crisi, lo sapremo presto. Domenica, contro il Verona, che non se la passa certo meglio, ci vorrà una Salernitana affamata e determinata. Al di là dei moduli e degli interpreti. Sette punti non sono tantissimi, ma non sono nemmeno pochissimi. Ora, però, è tempo di ricominciare a farne.
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