Un gol per tempo, a cavallo tra la fine del primo e l’inizio della ripresa, firmati dagli uomini simboli del primato azzurro, capitan Di Lorenzo ed il bomber Osimhen, e la Salernitana è stata sconfitta ma non mortificata. Era questo l’obiettivo di serata della truppa granata, sicuramente non ancora ben centrata sul campo dopo le fibrillazioni post Bergamo, risoltesi in una clamorosa marcia indietro. Non è l’esito finale, non è la decisione del presidente, ma le modalità con cui si è arrivati al ritorno di Nicola in panchina a lasciare un senso di preoccupazione nell’animo del tifoso e questo hanno voluto esprimere gli ultras con lo striscione esposto in curva. Serve prendere in mano le redini della situazione, fuori e dentro il campo. Manca, forse, la figura chiave, quella che darebbe protezione e consigli all’allenatore e che aiuterebbe il presidente a comprendere che gli investimenti fatti non fanno rima sempre e comunque con successi certi. In campo, almeno, si è visto qualcosa di diverso. Più accorta e meno spavalda, la Salernitana ha preso atto del momento e del valore dell’avversario e si è votata alla gara di sacrificio e sofferenza che il copione le assegnava. Dia ha dovuto sfiancarsi sulla fascia, giocando più da terzino aggiunto che da punta esterna, Candreva ha fatto altrettanto a destra, e Piatek s’è sbattuto là davanti quasi da solo. Il polacco ha avuto l’occasione di impensierire Meret nel primo tempo ed ha regalato un’emozione ai tifosi presenti, ben al di sotto dei ventimila. L’infortunio di Gyomber è stato surrogato con l’innesto di Lovato, apparso più concentrato e sicuro nella difesa a quattro in cui Daniliuc ha pagato dazio da terzino proprio all’ultimo sospiro di una prima frazione che stava per concludersi senza danni. Invece, l’affondo di Anguissa ha trovato terreno fertile e strada spianata sul fianco destro granata ed il rimorchio vincente sul secondo palo del cecchino meno atteso, Di Lorenzo. La ripresa si è subito aperta con lo strappo di Elmas. Tiro, palo, respinta vincente di Osimhen e partita virtualmente finita. Piatek, ancora lui, avrebbe potuto riaprirla a pochi minuti dalla fine, ma il suo destro potente è stato accompagnato sul palo da un superlativo Meret. La prestazione più umile e tutto sommato onesta dei granata non ha risparmiato loro i fischi a fine partita. Non tanto per la sconfitta, ma per tutto quello che sta accadendo da novembre in poi e a cui ora qualcuno deve mettere un freno. Si può dare di più. Si può fare di più. Lo ha ammesso anche il presidente che di certo non ha lesinato investimenti ed è il primo a non essere soddisfatto. Tutti, però, devono capire che è il momento di cambiare rotta perché sei punti di vantaggio sul Verona non sono una assicurazione sulla vita. La Salernitana può certamente salvarsi, ma deve capire che all’obiettivo potrà arrivare solo se ritroverà spirito e fame di quando si stava peggio.