Corre, contrasta, colpisce. Come un viandante che in una notte di inverno scelga la via della sofferenza per emendarsi dai suoi peccati, la Salernitana si offre al vento tagliente e gelido del Salento con la faccia di chi deve riscattarsi e mostra al Lecce i muscoli. Nicola lancia Sambia, Troost- Ekong e Bronn nella difesa a quattro in cui Ochoa e Bradaric sono i veterani del reparto per presenze e continuità di impiego. Coulibaly affianca un Bohinen ancora intermittente, Candreva e Vilhena fanno gli elastici tra la mediana e le fasce, andando a riempire a turno lo spazio alle spalle di un generoso Piatek. La luce, però, l’accende Dia che gioca semplicemente ovunque. Il senegalese, uno dei leader del gruppo, dà l’esempio correndo e contrastando come un mediano di fatica, conservando la stoccata del bomber e il guizzo del rifinitore per marchiare a fuoco i primi venti minuti di una partita che la Salernitana finalmente azzanna e non subisce. Il gol dell’ex Villarreal riscalda i mille tifosi al seguito che nel settore ospiti stanno compatti ed abbracciati perché è il caso di coprirsi bene. Nicola recepisce il messaggio e chiede alla squadra di schierarsi a falange. Stretta, corta, compatta, la Salernitana non perde i duelli in mezzo al campo e non tira mai indietro la gamba. La metamorfosi nello spirito e nell’atteggiamento è evidente e conferma che è sempre la testa a fare la differenza. Dia segna, poi manda in porta Vilhena e la Salernitana corre felice nel vento, stringendosi finalmente in abbracci di gruppo per festeggiare i gol. Due in trasferta, come a Bergamo del resto, ma stavolta ne concede solo uno alla squadra di casa. Lo segna Strefezza con una unghiata che beffa Ochoa, ma non rovina la festa granata che arriverà al termine di una ripresa fatta di contenimento senza grossi affanni, perché il Lecce fatica se deve aprire le difese e la Salernitana non offre spazio e campo dietro la linea difensiva. Di Francesco vorrebbe puntare Sambia che si stringe ai centrali e si fa aiutare dai compagni del centrocampo. L’ex Montpellier si fa notare per un salvataggio decisivo nel primo tempo e per due punizioni che impegnano severamente Falcone. Mazzocchi soffre in borghese insieme ai compagni, da capitano non giocatore, in tribuna c’è l’ad Milan, reduce dagli impegni di Lega. Nicolussi Caviglia entra in campo nella ripresa e subito fa capire ai diretti avversari che là in mezzo non si scherza, mentre Crnigoj entra con personalità al posto di Coulibaly, dopo che il maliano aveva dato prova di ubiquità, schermando una conclusione di un giallorosso nella sua area e rifinendo, attimi dopo, per Piatelk nell’area altrui dopo aver condotto un prepotente contropiede. Correre, contrastare, colpire. Tre concetti semplici ed essenziali che fanno la differenza. La Salernitana vince perché ha fatto blocco e, si spera, che la lezione verrà tenuta a mente. I granata lasciano il campo abbracciandosi ed applaudendo i tifosi. E’ una serata perfetta, sottolineata anche dalla videochiamata di Ribery alla squadra. E’ proprio vero che l’unione fa la forza…
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