Secondo risultato utile di fila, seconda partita senza gol al passivo e vantaggio immutato di sette lunghezze sul Verona. Da Genova la Salernitana è tornata con un pareggio prezioso, specie alla luce di quanto era accaduto nell’anticipo del Picco. Pari e patta sui due campi più caldi per la lotta salvezza in una domenica di marzo in cui più che aria di primavera si è cominciato ad avvertire un clima diverso in campo. Tanto agonismo, grande attenzione a livello tattico, una feroce determinazione nel vincere i duelli in tutte le zone del campo. D’ora in poi ogni partita sarà a base di questi ingredienti ed a Genova la Salernitana è stata pronta a calarsi nel clima di tenzone sportiva che si respirava da giorni dentro ed intorno all’ambiente doriano. L’orgoglio della tifoseria blucherchiata è lo stesso, sebbene con colori e storie diversi, di quello che ha animato la torcida granata in tutta la passata stagione e non solo. Le incertezze societarie e le difficoltà del campo, attestate da una classifica che ora come ora è anche un po’ bugiarda per quel che la Samp prova a fare, rendevano la partita di ieri scivolosa e spigolosa come le scogliere del Mar Ligure. Non era facile, tutt’altro, e Sousa lo sapeva benissimo. Anche per questo il trainer portoghese, nel giorno della sua prima gara esterna alla guida della Salernitana, ha scelto di confermare gli uomini proposti in avvio contro il Monza. C’era da lottare in mezzo al campo, bisognava reggere l’urto in difesa, e pressare tanto sui primi portatori di palla di Stankovic. La difesa granata ha superato in blocco l’esame, concedendo poche conclusioni agli avversari e, quando ciò è accaduto, Ochoa è stato attento. Seconda partita di fila senza reti al passivo per il portiere messicano e questo dato valorizza la prestazione della squadra che ha corso tanto e ha sempre tenuto le posizioni così da non rischiare troppo. L’emblema di questa Salernitana più operaia è Piatek che si sbatte da matti a su ogni pallone. Con Mazzocchi è aumentata la spinta a destra, mentre Maggiore ha avuto sul piede l’occasione migliore della ripresa, trovando il corpo di Gunter a fare da scudo alla porta di Audero. Nel primo tempo, l’approccio dei granata è stato sicuro e spigliato e l’occasione capitata a Candreva, ben lanciato da Kastanos, ne è stata la conferma. Se sfruttata a dovere, quella occasione avrebbe, forse, cambiato la storia del match ma le ipotesi e i rimpianti restano fuori dalle analisi di quanto si è visto nei novanta minuti. In uno stadio importante, dove il pubblico è stato sempre in partita su entrambe le sponde, giocare una gara di attenzione ed applicazione era una sorta di imperativo categorico per non incorrere in incidenti di percorso. Sousa sperava che, una volta allungatesi un po’ le squadre, le accelerazioni di Dia avrebbero potuto spaccare la partita. Il senegalese ha pagato le settimane di assenza dal campo, non trovando la giusta misura negli scarichi e nel fraseggio. La migliore condizione va riconquistata e tra sette giorni c’è una gara importante a San Siro contro il Milan, che si sta scucendo lo scudetto dal petto e che sarà reduce dalla trasferta inglese di Champions. La Salernitana ci arriverà con 25 punti in classifica ed una mentalità ed un bagaglio di conoscenze e consapevolezze diverse rispetto al recente match di andata di inizio anno. Alzare l’asticella in questa settimana di lavoro sarà la missione di Sousa per far sì che a Milano la sua squadra offra una prestazione di livello. Intanto, però, c’è da prendere il buono del punto di Marassi, ben sapendo che c’è ancora del lavoro da fare per migliorare la qualità del giro palla ed in questa chiave il recupero di Bohinen, ieri entrato con qualità in partita, appare ineludibile.
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