Nella giornata di martedì 14 marzo, i militari della Capitaneria di Porto di Salerno, a seguito di una complessa attività di indagine iniziata con una compagna di telerilevamento ambientale con l’impiego di un velivolo della Guardia Costiera, hanno posto sotto sequestro un’area di circa 20.000 metri quadrati nel comune di Eboli adibita alla frantumazione di materiali lapidei, nelle vicinanze dell’argine del fiume Sele. Dagli accertamenti sull’impianto di lavorazione della pietra, eseguiti congiuntamente al personale ARPAC, risultava la presenza di materiale di scarto formante cumuli di altezza variabile tra i 2 e i 15 metri, la presenza di rifiuti ferrosi nonché, 2 silos dismessi adagiati sul terreno, delle dimensioni di circa 11 x 3 metri ciascuno. Questi materiali di scarto, rinvenuti dai militari della Guardia Costiera, venivano abbandonati in modo incontrollato sul terreno, in assenza delle autorizzazioni previste dalle normative vigenti, con conseguente immissione di tale rifiuto all’interno dell’alveo del fiume Sele, in
un’area sottoposta a vincolo paesaggistico ambientale art.142, comma 1, lettera c) D.lvo 42/2004.A seguito dell’attività ispettiva, i militari della Capitaneria di porto, su coordinamento della Procura della Repubblica di Salerno, procedevano a sottoporre a sequestro un quantitativo di circa 260.000 metri cubi di materiale di scarto ed a deferire il titolare dell’impresa di lavorazione della pietra per “illecita gestione dei rifiuti” in violazioni dell’art.192, commi 1 e 2 del Testo Unico in materia ambientale come sanzionato dall’art.256, comma 2. La costante vigilanza del territorio portata avanti dai militari del Comando di Salerno, in stretto coordinamento con l’Autorità giudiziaria, ha così consentito il fermo di un’attività economico produttiva non in linea con le vigenti normative ambientali e soprattutto pericolosa per il “bene” ambiente e per la salute dei cittadini.