Sono quasi 200 le persone indagate dalla Procura di Nocera Inferiore – pm Angelo Rubano – per gli incidenti scoppiati il 22 gennaio scorso a Pagani prima della gara di calcio di serie D tra Paganese e Casertana, nel corso dei quali i tifosi di casa diedero alle fiamme, a poca distanza dallo stadio, un bus dei supporter casertani, che riuscirono a salvarai scendendo di corsa dal mezzo; ci furono poi dei tafferugli tra le due tifoserie sedati a fatica dalle forze dell’ordine.
Cinque i feriti, tra cui anche un carabiniere; ad essere danneggiato dal bus in fiamme anche un palazzo.
Tra gli indagati per lesioni colpose, rissa, incendio e altri reati, gli ultras e i tifosi della Paganese identificati prima e dopo l’assalto al bus, effettuato con pietre, bastoni e fumogeni, ma anche alcuni dei circa 150 tifosi casertani arrivati a Pagani, che presero parti agli incidenti successivi all’assalto. Due giorni dopo i fatti, nove tifosi – sette della Paganese e due della Casertana – finirono agli arresti domiciliari.
Sulla vicenda intervenne anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che condannò le violenze dei tifosi e garantì che avrebbe raccomandato agli organismi che si occupano di gestione delle partite dal punto di vista dell’ordine pubblico, “di mantenere un’attenzione molto alta. Talvolta quando ci sono segnali premonitori di queste violenze dobbiamo avere la capacità di evitare che si verifichino”. Tra le parti offese il titolare del bus distrutto dai tifosi, l’imprenditore casertano Antonio Mataluna (difeso dagli avvocati penalisti Raffaele e Gaetano Crisileo e dal civilista Antonio Ventrone), che torna su quanto accaduto. “Poteva essere una strage” dice Mataluna.