SALERNITANA: IN RICORDO DEL SIBERIANO –

Tredici anni senza il Siberiano. Il 12 aprile 2010 moriva Carmine Rinaldi, storico capo ultras granata, che tutto il mondo ultras e non solo volle ricordare in una adunata allo stadio Vestuti in una giornata di pioggia incessante. Fu un momento di grande trasporto e commozione e da quel momento il ricordo del Siberiano accompagna ovunque gli ultras e la Salernitana. La curva sud dello stadio Arechi è stata intitolata alla sua memoria e l’effigie del Siberiano è sempre presente in tutti gli stadi in cui scenda in campo la squadra granata. Ieri sera, sul muro esterno della tribuna dello stadio Donato Vestuti, gli amici di Carmine Rinaldi, i suoi vecchi compagni della Gsf, hanno affisso uno striscione proprio a poche ore dalla ricorrenza odierna. “Carmine in eterno”, c’è scritto. E domenica, a Torino, il settore ospiti dello stadio piemontese nel quale giocano i granata del Nord sarà invaso dai tifosi della Salernitana. Saranno circa 1500 i presenti, tanti quanti sono i biglietti messi a disposizione dal club di Urbano Cairo. Tanti i messaggi social che in queste ore i tifosi granata stanno dedicando alla memoria del Siberiano. Domenica, a Torino, tutti saranno uniti nel suo ricordo e nel suo nome per sostenere la Salernitana in un altro importantissimo appuntamento esterno. A nove gare dalla fine, la squadra di Paulo Sousa è chiamata a compiere i passi decisivi per potersi assicurare la salvezza, garantendo al club la terza partecipazione di fila al massimo campionato. Dal Vestuti e dai campi della vecchia Serie C di un tempo, il tifo granata ha attraversato tante epoche e tante fasi senza mai perdere di vista il senso di appartenenza ed il grande amore per la maglia ed il vessillo granata. E la figura del Siberiano ha avuto un ruolo fondamentale per diffondere una mentalità che ha segnato profondamente il mondo ultras. Da tredici anni il suo ricordo ed il suo esempio sono preziosa bussola per chi porta avanti certi valori e sostiene ovunque e comunque la Salernitana.

Autore dell'articolo: Nicola Roberto