Paulo Sousa ha parlato nella sua ultima conferenza prepartita anche del settore giovanile e la sua analisi è stata nuda e cruda. Tutto l’opposto del sogno di cui dal palco di Piazza della Concordia aveva parlato l’ad Milan per introdurre Stefano Colantuono. Il responsabile del settore giovanile era alla sua prima esperienza in questo campo e, di certo, ha incontrato le problematiche di sempre perché le strutture mancano oggi, come ha ricordato Sousa e come sa bene la proprietà, ma mancavano anche venti o trenta anni fa quando, sotto la guida di Enrico Coscia, tanto per fare un esempio, il vivaio produceva risultati e calciatori. L’anno zero del settore giovanile dell’era Iervolino è stato un disastro. Le difficoltà devono essere considerate, ma va detto pure che ci sono stati investimenti importanti. La formazione primavera è stata infarcita di stranieri che non sono certo venuti gratis, così come gli allenatori, gli staff, i collaboratori delle varie squadre hanno pesato sul bilancio. Esonerare tre allenatori, Fusco alla primavera, Procopio all’under 17, Durante alla sezione femminile, ha aumentato i costi e non è servito ad invertire il trend in campo. Colantuono ha scelto personalmente Vanoli, retrocesso sul campo con la primavera dopo il playout con la Reggina, ma ha portato anche Rubinacci e Fucci. E’ vero che un settore giovanile non si costruisce in un anno, è vero che bisogna partire dalle fondamenta, ma a quanto pare proprio il gruppo dei più piccoli e promettenti sarebbe quello più a rischio perché attraversato da malumori, insoddisfazione, scarsa fiducia nelle prospettive future. Colantuono è stato nominato responsabile del settore giovanile in forza del contratto pesante da allenatore della prima squadra che gli avevano garantito il generale Marchetti ed il ds Fabiani, cui sono da sempre state legate figure che continuano a gravitare anche ora intorno alla Salernitana. Rapporti trasversali, amicizie, rapporti di lavoro anche in altri ambiti fanno sì che il sottobosco di personaggi che beneficiano di tutto ciò sia sempre piuttosto folto e questo non è assolutamente un bene. Bisogna ragionare nell’ottica dell’interesse primario ed unico della Salernitana, scegliendo le persone giuste. Bisogna premiare il merito, intercettare la competenza e non scegliere in base ad altri parametri. Il settore giovanile di un club che vuole diventare un modello e che si è dato degli esempi da emulare non può versare in condizioni così deficitarie. Ci vuole tempo e su questo non ci piove, ma il punto è un altro: si è cominciato a seminare nel modo giusto? Ci si è affidati alle persone giuste? Si farà un’analisi della prima, fallimentare stagione del nuovo corso per capire cosa non abbia funzionato e per correggere gli errori o passerà tutto in cavalleria, chiedendo magari alla proprietà di stanziare cifre anche più alte di quelle della stagione appena terminata e, a quanto pare, non si è trattato di pochi spiccioli? Insomma, assodato che per il centro sportivo ci vorrà ancora tempo, che bisognerà ancora arrangiarsi con le strutture, nelle more si cercherà quanto meno di dotarsi di persone competenti nei ruoli apicali e poi in campo? Il settore giovanile della Salernitana deve decidere ora cosa vorrà fare da grande.