E’ bastato un potente calcio piazzato di Candreva all’alba del match per dare alla Salernitana la vittoria sulla Ternana ed il passaggio al turno successivo di Coppa Italia. La squadra di Sousa ha rischiato solo in una occasione di subire gol, ma il palo ha salvato Costil sul colpo di testa di Falletti nella ripresa. Per il resto la Salernitana ha tenuto molto il pallone, creando i presupposti per spaventare Iannarilli mancando, però, di precisione ed incisività. L’ingresso di Dia nel finale ha riscaldato i circa diecimila dell’Arechi ed ha subito velocizzato la manovra, sebbene sia apparso evidente che il senegalese necessiti ancora di tempo e di partite per tornare in piena forma. Là davanti Botheim si è dato da fare, procurandosi il calcio punizione che ha deciso la gara, ma aggiungendo poco altro alla sua prova che è parsa migliorare quando, entrato Dia, ha potuto agire da punta d’appoggio e non da boa centrale. In difesa il ko di Lovato si è aggiunto al piccolo allarme per Pirola, rimasto negli spogliatoi a metà partita per un affaticamento muscolare. Entrato Fazio, nel finale è toccato a Bradaric schierarsi da centrale mancino lasciando la fascia all’esordiente Sfait. In mezzo al campo la certezza è Lassana Coulibaly che attende un partner di livello. Bohinen è ai box, Martegani ieri era almeno in tribuna dopo giorni di forzata eclissi e si spera possa già essere arruolabile a Roma. Di sicuro all’esordio in campionato la Salernitana non si presenterà al completo e non solo per gli infortuni. E’ vero che mancano diversi calciatori alle prese con problemi di varia natura, ma è innegabile che manchino all’appello un paio di centrocampisti, un esterno che possa dare il cambio a Bradaric, un altro difensore, oltre alle punte. Un centravanti titolare ed un esterno offensivo sarebbero il minimo sindacale e non si può pensare che la proprietà non se ne renda conto. Il lavoro di Sousa sul campo e dell’area mercato in giro per il mondo meriterebbero un sostegno ed un apprezzamento diversi sotto forma di investimenti, certamente non spropositati ma almeno in linea con le esigenze di una squadra che dovrà partecipare al campionato di serie A. Tanti nomi finora, pochissimi affari fatti. Lo svincolato Costil e Martegani non bastano, come non basta raccontare di aver riscattato Dia e Pirola perché per il primo è stata versata una tranche da 4 milioni e non tutta la somma, 12, pattuita. Insomma, se le mancate uscite di calciatori in gran parte eredità di passate gestioni del mercato bloccano il mercato in entrata o almeno contribuiscono a rendere più ridotti i margini di manovra, la prospettiva di qui a fine mercato non sembra esaltante. Neanche per Boadu, al momento, sarebbe arrivato l’ok della proprietà, più propensa a scommettere su nomi meno conosciuti per ridurre i rischi di impresa e magari aumentare i futuri profitti. Servono, però, certezze a questa rosa che ha perso due titolari rispetto alla passata stagione e a cui sono venuti meno Daniliuc e, da ieri, anche Lovato. Una rosa che aveva già delle lacune acclarate che Sousa ricorda spesso senza che ciò voglia significare mettere le mani avanti o essere ingrati verso la proprietà. In campo vanno i calciatori e se un allenatore dispone di una rosa ridotta all’osso, è chiaro che le possibilità di fare risultato nel lungo periodo si riducono. Servono titolari pronti ed alternative di livello. Il mercato è stato scandagliato in lungo ed in largo, ora si deve passare all’incasso. Altrimenti il lavoro dell’area scouting è stato inutile oppure semplicemente non ritenuto soddisfacente dalla proprietà che pure in tante occasioni si era espressa con termini lusinghieri. Nel calcio investire pochi euro per poi avere ricavi esponenziali è il sogno di tutti i presidenti, ma ora più che mai è quasi una chimera perché le regole e le dinamiche del mercato sono cambiate anche a causa di una certa globalizzazione dello scouting.
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