Si può perdere in Serie A contro la prima come contro l’ultima. Ha perso l’Inter capolista col Sassuolo, può perdere anche la Salernitana con una squadra che aveva fino ad ieri zero gol e zero punti all’attivo e che ha messo in campo tre ragazzi del 2003, di cui uno che l’anno scorso giocava in Legapro, ed un 2002, Cancellieri, reduce da una stagione difficile alla Lazio. Non si può perdere, però, senza dare l’impressione di volersi ribellare alla sconfitta con tutte le proprie forze, senza mostrare determinazione né idee di gioco. Non si può perdere come ha fatto ieri la Salernitana, consegnandosi all’Empoli senza provare nemmeno a reagire. I quasi mille tifosi presenti in Toscana avrebbero voluto vedere la loro squadra lottare ed i fischi di fine partita non sono stati dettati dall’amarezza per la sconfitta quanto dalla delusione di non aver visto grinta in campo. Il presidente Iervolino sa bene che la squadra ha delle lacune, figlie di errori ed omissioni in sede di mercato. Lo sa anche il ds De Sanctis e lo ha denunciato più volte pubblicamente Paulo Sousa, che dovrà convivere con lo spettro di un possibile esonero, ma dovrà soprattutto provare a trasformare questa squadra, magari anche attraverso nuove soluzioni tattiche. Impossibile, in fondo, pensare di andare avanti così. Al Castellani la Salernitana ha fornito una prestazione disastrosa, la peggiore da quando Sousa siede sulla panca granata. L’Empoli, per quanto modesto ed anche sfortunato in avvio per gli infortuni occorsi ai due terzini titolari per effetto dei quali Andreazzoli ha dovuto bruciare due cambi nel primo quarto d’ora, ha quanto meno corso, lottato, aggredito ad ogni contrasto, seguendo un piano di gara molto semplice: cercare subito i tre attaccanti, sfruttando la mobilità di Cancellieri e Sphendi e la classe di Baldanzi. I tre giovani punteri azzurri hanno confezionato il gol partita, prendendosi gioco della difesa granata. Ancora una volta Gyomber ha sofferto in marcatura, concedendo tanto all’ex Cesena, mentre Lovato ha patito le accelerazioni di Cancellieri, e Pirola ha confermato di non essere ancora nella condizione fisica dello scorso anno. In mezzo al campo, poi, un vuoto desolante di idee e di presenza fisica. Troppo lezioso Martegani, che centrocampista centrale non è, impalpabile Maggiore, che è una mezzala, e non è andata meglio di certo quando è entrato Bohinen, che nel centrocampo a due si perde completamente. Come si temeva, insomma, questa Salernitana non può rinunciare a Lassana Coulibaly. Senza il maliano, infatti, manca completamente la fase di interdizione, ma anche la transizione risulta meno prepotente e decisa. La difesa è esposta alle intemperie ed ieri Ochoa ha evitato in almeno tre occasioni il tracollo. Non pervenute le fasce dove Bradaric e Mazzocchi non hanno mai sfondato, anche perché è mancata la collaborazione con i compagni. Alternative di ruolo latitano, visto che Sambia è ormai abbonato alla panchina. Candreva è uscito nell’intervallo per un problema muscolare, Kastanos è stato poco incisivo, mentre Cabral si è dato da fare ed ha confermato la media di un legno a partita anche al Castellani. Tre punti in sei partite, nessuna vittoria all’attivo, e la prospettiva di dover ospitare sabato sera l’Inter. La Salernitana non vive un momento felice e sarebbe facile ripercorrere tutte le tappe che da giugno in qua hanno portato a questa situazione. Neanche la presenza in campo di Dia ha cambiato le cose, ma di certo ora servirà mettere in chiaro tante cose dentro e fuori. Tutti hanno la loro fetta di responsabilità, tutti insieme devono trovare la via d’uscita. Da sabato, quanto meno, si spera di rivedere in campo una squadra che abbia voglia di lottare. Si deve ripartire da qui, ritrovando fame, determinazione ed umiltà. E, magari, cercando di ritrovare anche un po’ di ordine e chiarezza di idee.
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