Lo aveva detto senza infingimenti la settimana scorsa, in occasione della presentazione di Filippo Inzaghi, l’allenatore scelto personalmente da lui dopo aver deciso di scaricare quel tecnico che ai suoi occhi è un ingrato, ossia Paulo Sousa. Lo ha ribadito anche ieri, a distanza di una settimana, nel giorno del suo ritorno al Mary Rosy. Danilo Iervolino è un presidente più che mai in prima linea in questo delicato momento della stagione granata. Dalle questioni di Lega alla salvezza della Salernitana passando per i conti del club. Il massimo dirigente vuole una Salernitana virtuosa, capace di autosostenersi, ma anche in grado di produrre talenti e risultati sul campo. In teoria, non si potrebbe non essere d’accordo con una simile visione. Il problema è che il calcio resta un’azienda atipica, è un gioco matematico fino ad un certo punto perché il pallone è rotondo e perché i calciatori sono uomini e non macchine. Possono avere diritti e doveri a livello contrattuale, ma possono andare incontro a cali di forma, infortuni, problematiche di vario tipo anche fuori dal campo. Le idee e la capacità di investire non devono mai venire meno se si vuole garantire ad una società un futuro roseo. La Salernitana ha investito sui riscatti di Pirola e Dia, grazie al grande lavoro di Paulo Sousa nella scorsa stagione ha visto crescere il valore patrimoniale dei suoi tesserati, ma il mercato non è neanch’esso matematico in tutto e per tutto e così capita che per Dia non sia arrivata l’offerta giusta e che non si sia riusciti a cedere altri calciatori. Insomma, come ha ammesso lo stesso Iervolino, qualche investimento non ha dato finora i risultati attesi: il riferimento a Bronn, Maggiore, Lovato, Botheim era abbastanza chiaro, mentre è innegabile che pesino sui conti anche i vari Mikael, acquistato a gennaio del 2022 dall’allora ds Sabatini, e Simy, ereditato dalla gestione ai tempi del trust. Se un investimento diventa un costo, ecco che il circolo da virtuoso diventa vizioso. Iervolino è un imprenditore lungimirante e scafato e sa bene che questo rischio sia sempre dietro l’angolo anche nel calcio. Dopo aver attribuito determinate responsabilità a Sousa, dal quale lo avevano diviso questioni formali (la clausola, la pec, l’approccio col Napoli) ma anche sostanziali (il tecnico voleva un mercato aggressivo per poter subito alzare l’asticella), ora il presidente ha messo sotto la lente di ingrandimento tutto ciò che è stato fatto per l’allestimento della rosa attuale. Il presidente vuole arrivare al pareggio di bilancio e vuole capire se quei calciatori arrivati ad agosto potranno garantire plusvalenze future al pari di Daniliuc, Pirola ed altri. In vetrina ci sono sempre Dia e Lassana Coulibaly, attesi dalla Coppa d’ Africa a gennaio che, se da un lato priverà la Salernitana di due pedine fondamentali, dall’altro potrebbe essere una vetrina importante proprio in chiave mercato. Bisogna anche considerare che il mercato della Salernitana non può contare su una risorsa che ha fatto la differenza per club modello come l’Atalanta e cioè la continua produzione di talenti fatti in casa e ceduti a prezzi importanti. Per il settore giovanile i lavori sono quanto mai in corso sotto l’egida del responsabile Stefano Colantuono, ma anche con le note difficoltà legate agli impianti. Il discorso centro sportivo in questo senso sarà fondamentale per compiere un vero salto di qualità. E per i conti del club sarà fondamentale la salvezza.
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