Fabio Liverani è il terzo allenatore stagionale della Salernitana. 48 anni da compiere, un passato importante da calciatore di Lazio, Palermo e Fiorentina, ma anche della Nazionale, Liverani subentra a Filippo Inzaghi, a sua volta sostituto di Paulo Sousa. Il portoghese fu esonerato all’indomani della sconfitta di Monza e chiuse la sua esperienza in granata con tre punti in otto gare. Inzaghi ha totalizzato dieci punti in sedici giornate, sporcando la sua media proprio quando si pensava che la situazione potesse migliorare. Dopo il pareggio col Milan e la vittoria di Verona, la Salernitana era sì ultima ma era anche la più in forma della zona bassa della classifica. Infortuni, assenze per altri motivi, si veda la Coppa d’Africa e le squalifiche, ma anche un mercato condizionato nei tempi e nelle scelte dall’indice di liquidità, hanno fatto sì che la Salernitana perdesse terreno a gennaio, mese in cui ha perso quattro partite su quattro e sempre per due a uno. Errori dei singoli, come i rigori clamorosi causati da Lovato e Maggiore o i disimpegni errati di Ikwuemesi contro Juve e Napoli (al San Paolo non fu certo da meno l’intervento avventato di Fazio che causò il rigore del pari azzurro), e alcune scelte compiute in panchina hanno condannato Inzaghi che nel complesso ha ridato condizione atletica ed un senso di unità al gruppo, ma non è riuscito a dare alla squadra una precisa direzione tattica, fallendo ogni volta l’appuntamento con la vittoria. Quando la Salernitana avrebbe dovuto fare la partita, sono emersi limiti e carenze, in parte da attribuirsi alla rosa ma dall’altra riconducibili anche alla mentalità dell’allenatore piacentino. Inzaghi ha stretto un rapporto solido con Iervolino, da cui ha ottenuto sostegno ed anche qualche acquisto sul mercato, ad esempio Pierozzi, ci ha messo impegno, cuore, passione, ma l’impresa salvezza si è rivelata troppo grande rispetto alla sua visione del calcio. Ora tocca a Fabio Liverani, 48 anni da compiere, un trascorso importante da calciatore e pupillo di Walter Sabatini che lo apprezzava da cervello del centrocampo e lo ha seguito anche nella sua parabola da allenatore che ha conosciuto picchi promettenti a Terni e Lecce, prima di precipitare a Parma. A Cagliari l’ultima esperienza in panchina, ora la possibilità di tornare in A. Con la Salernitana dovrà compiere una vera impresa, puntando su idee, gioco e coraggio andando anche oltre i limiti della rosa che, sebbene non in maniera del tutto logica ed omogenea (spicca la mancanza di un regista e Liverani ha sempre avuto nelle sue squadre costruttori di gioco), è uscita rinforzata per esperienza in alcuni ruoli e qualità in altri dall’ultimo, difficoltoso, mercato. Dare un assetto ben preciso sarà il primo passo per tentare la risalita. Venerdì c’è l’Inter e, forse, non poteva esserci battesimo migliore per un allenatore che vuole rilanciarsi e che ha accettato una sfida stimolante e sicuramente impegnativa.
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