Si può perdere contro l’Inter, ma si deve salvare la dignità. E’ quello che la Salernitana del presidente Iervolino, ieri assente a San Siro, non ha fatto. Al cospetto di un’Inter furiosa, vogliosa di confermarsi solitaria ed inavvicinabile in testa alla classifica, che, forse, un po’ ha giocato anche per Pippo Inzaghi, fratello del Simone, allenatore nerazzurro che ha ormai acquisito una dimensione ed una statura di livello internazionale per la capacità di gestire il gruppo e farlo esprimere sul campo, la Salernitana si è spostata. Un po’ come quando in lontananza si ode il rumore di un treno che sta per passare ed istintivamente ci si guarda le spalle, facendo un passo di lato, così ieri Candreva e soci hanno fatto davanti a tutta Italia che ha guardato una partita divenuta, secondo qualcuno, uno spot per la A riportata a 18 squadre. Hanno ragione, in fondo, quelle società che spingono per ridurre il numero delle squadre se l’ultima della classe, che pure ha giocatori di spessore internazionale dal passato importante, non è capace nemmeno di stare in campo come una squadra di serie A. Impaurita, sfilacciata non solo tra i reparti ma prima ancora tra i singoli, quasi estranei tra loro e con l’allenatore, che al centro sportivo ha trovato un paio di collaboratori già sotto contratto col club ma non di sua conoscenza e fiducia, e che per i ben noti motivi non può contare sulla presenza di un dirigente forte al suo fianco: la Salernitana ha fatto vergognare i suoi tifosi e la città di Salerno, non perché ha perso ma perché non ha giocato. La vergogna, però, non deve essere provata dai tifosi, bensì dalla proprietà e dalla dirigenza. I sempre presenti Milan e Petrucci, rispettivamente ad e vice presidente del club, cosa avranno visto e cosa avranno raccontato all’assente Iervolino? Sono in grado di entrare nello spogliatoio e farsi sentire dalla squadra? Essere presenti allo stadio non basta. Occorre la presenza fisica continua al campo di allenamento dove ci sono troppi dipendenti e poche figure di calcio. Bergamini fa le veci di Sabatini, osserva e riporta al dg, ma fino a che punto possa intervenire in prima persona sul gruppo non è dato saperlo. Per questo, a dicembre, Sabatini aveva chiesto a Iervolino di ingaggiare Kolarov, affidandogli l’incarico di direttore sportivo. C’era bisogno, e Sabatini ben lo sapeva, di un uomo forte che fosse presente sempre e potesse entrare con autorevolezza nello spogliatoio perché la Salernitana è senza una guida. Delegittimati De Sanctis ed il suo staff, occorreva colmare un vuoto fisico ed il primo a rendersene conto era Sabatini che sul mercato ha tentato la carta della esperienza con Boateng e Manolas, che avrebbero bisogno di tempo per ritrovare la condizione. Pasalidis e Pellegrino stanno facendo rimpiangere chi è stato mandato via, mentre a centrocampo è rimasta vuota la casella del regista. Se poi Coulibaly non dà nulla nemmeno sotto l’aspetto agonistico e Dia resta un’anima in pena là davanti, ecco che il quadro è completo. Gomis e Vignato hanno scaldato la panca ieri, mentre è stato ributtato nella mischia Simy. Liverani, forse, ha voluto cavalcare l’onda nerazzurra per poter poi avere più forza da domani nell’imporre le sue scelte. Certo è che la Salernitana non solo ha perso, ma ha fornito una prestazione indecorosa oltre ogni ragionevole aspettativa legata allo squilibrio di forze in campo. Tutto parte da lontano, dai dissidi con Sousa, dalla voglia di risparmiare sul mercato che stride con i tanti soldi buttati per il settore giovanile e per altre cose. La Salernitana dà l’impressione di tenere più alla forma che alla sostanza. L’una e l’altra, però, ora come ora dovrebbero far provare imbarazzo a chi ha dato questa direzione sconclusionata alla stagione. La Salernitana non sarà il Real Madrid e quindi, anche per chi la vive dall’interno come dirigente, la retrocessione non è una eventualità clamorosa o scandalosa, ma la storia del club e la passione dei tifosi meritano rispetto. Finora il presidente Iervolino ha speso tanti soldi, è vero, ma se si fermasse a riflettere si accorgerebbe che tra agosto e gennaio ha speso ancora peggio: sarebbe bastato investire una decina di milioni in estate per garantirsi una stagione serena e decorosa. Ora che si è cambiato tutto a livello dirigenziale e tecnico, l’unica cosa è riuscire a capire quali mali alberghino all’interno della squadra. E’ evidente che ai limiti fisici e tecnici faccia da amplificatore degli stessi una sorta di blocco mentale. In tutto questo, mentre le giornate passano, c’è da augurarsi che chi di dovere stia già pianificando il futuro perché al peggio non c’è mai fine se non si hanno competenza e visione adeguate. Che gli schiaffi di San Siro sveglino tutti, allora, ma proprio tutti. Perché non è certo da ieri che le cose non vanno bene all’interno della Salernitana.
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