Dopo aver visto dal vivo la squadra contro la Lazio, all’Olimpico, ed all’Arechi, domenica scorsa, contro la Fiorentina, Danilo Iervolino ha convocato a Roma l’amministratore delegato della Salernitana, Maurizio Milan. Ieri i due hanno esaminato i conti e tirato le somme relativamente alla sciagurata stagione che tra circa un mese andrà finalmente in soffitta. Preso atto del disastro sportivo, della gestione sciatta, superficiale ed anche presuntuosa, dell’inutilità di aver avvicendato allenatori e direttori sportivi, il presidente granata dovrebbe semplicemente interrogarsi sugli errori commessi e tenerli ben impressi in mente. Se tutto ciò che è andato male quest’anno ha fiaccato nel morale Iervolino, scottato anche dal danno economico che accompagna la retrocessione e la perdita della massima serie con tutti i suoi benefici e la sua luccicante vetrina mediatica, allora il patron avrebbe davanti a sé una sola via: cedere il club in caso di offerte congrue così da uscire da un mondo in cui non ha riscontrato quelle caratteristiche che avrebbe voluto vedere o importare dalle sue esperienze in altri settori. Oppure, nel caso in cui la prospettiva di far peggio del Pescara che nel 2017 retrocesse con appena 18 punti all’attivo, insieme al dispiacere per aver inflitto anche alla piazza una retrocessione ingloriosa e dolorosa, dovesse toccare il cuore e l’orgoglio del presidente, allora l’unica via percorribile sarebbe quella del rilancio forte, deciso, convinto. Insomma, restare solo perché non ci sono offerte o perché ora il club è vendibile solo a cifre più basse rispetto a quelle immaginate, sarebbe l’unica soluzione da cui stare alla larga. Iervolino è il proprietario del club, ha investito milioni di euro, ma ne anche incassati dai diritti tv, dal botteghino, da sponsor e merchandising, ma anche dal mercato (Ederson fu una bella plusvalenza due anni fa), da cui pure qualcosa a giugno potrà arrivare, visto che per Daniliuc e Tchaouna in modo particolare la cessione a cifre discretamente importanti non pare impossibile. Al tempo stesso, però, il presidente e proprietario deve custodire un bene, la squadra di calcio, che afferisce anche al patrimonio collettivo, alla tradizione, al senso identitario, di una comunità, di una città che non aveva bisogno di veder proiettato il proprio nome agli onori della cronaca nazionale per gli incidenti di domenica come per la brutta maniera in cui la Salernitana ha salutato la serie A. Ed allora sarà importante mettere davanti a tutto il bene della squadra, della maglia, scegliendo la via migliore per restituire il sorriso ad una piazza delusa e depressa. E’ esattamente il contrario di quello che ha chiesto Iervolino in una intervista di qualche tempo fa. La piazza è stata sempre vicina alla squadra ed alla società e se ha contestato, peraltro con forme e modi molto lontani da quelli dei tempi passati, è proprio perché ha a cuore le sorti della Salernitana. E’ il presidente e proprietario che deve lanciare messaggi in grado di rasserenare circa il futuro e di far rinascere l’entusiasmo. Per questo, però, ci vorranno i fatti e non basteranno slogan e parole. Per un nuovo sinallagma d’amore, insomma, occorrerà una programmazione seria, scrupolosa, attenta. L’attuale dirigenza ha sbagliato molte se non tutte le scelte relativamente alla stagione in corso e si è fidata di persone che non hanno a loro volta dato i consigli giusti. Magari, sarebbe il caso di seguire altre vie e altri criteri per scegliere chi dovrà operare per il club. Alcuni procuratori non hanno fatto gli interessi del club come fece capire l’ad Milan qualche tempo fa? Bene, si seguano altri percorsi, ci si rivolga altrove. Non si può scegliere del resto un direttore in base a suggerimenti di amici degli amici o di un procuratore piuttosto che un altro. E, una volta effettuata questa scelta, bisognerà dare operatività piena e concreta a chi dovrà occuparsi dell’area tecnica anche perché, in caso contrario, si ricadrebbe negli errori che hanno portato al disastro a cui abbiamo assistito durante questa stagione.
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