Quest’anno la Salernitana ha vissuto una delle stagioni più difficili. Nonostante un’importante campagna acquisti estiva e le ambizioni della nuova società guidata da Danilo Iervolino, i granata non sono riusciti ad ottenere i risultati sperati nell’arco del campionato e alla fine saranno costretti a salutare la Serie A a distanza di due anni dall’ultima promozione.
Un vero peccato per una delle piazze più calde del calcio italiano, che nel corso della sua storia ha saputo togliersi diverse soddisfazioni arrivando, talvolta, anche a ribaltare i pronostici, come quelli che si possono trovare nelle varie pagine delle scommesse sportive con le statistiche aggiornate in tempo reale.
Le origini
La Salernitana affonda le sue radici nel periodo post-Prima Guerra Mondiale, quando, nel 1919, un gruppo di soci, guidati da Matteo Schiavone, che assume il ruolo di direttore sportivo, decise di unire le proprie forze per fondare una squadra che rappresentasse la città di Salerno. Nacque così l’Unione Sportiva Salernitana, che qualche anno dopo cambiò ancora denominazione diventando la Salernitanaudax, nata dalla fusione con lo Sporting Club Audax Salerno. Tuttavia, la storia del nuovo club finisce soltanto dopo qualche anno a causa di alcuni dissidi interni e la società riassunse quindi il nome attuale, a seguito di una nuova fusione tra la stessa Salernitanaudax, la Campania e la Libertas.
Il cavalluccio marino e il “vianema”
La squadra ripartì quindi dalla terza divisione, ottenendo la prima promozione in Serie B soltanto nel 1937/1938. La permanenza nel campionato cadetto durò appena una stagione e in seguito ci furono diversi alti e bassi, da cui la squadra si tirò fuori soltanto nel 1947/1948, quando si guadagnò sul campo il salto in Serie A con in panchina l’allenatore Gipo Viani e Domenico Mattioli come presidente, lo stesso che decise che lo stemma del club sarebbe stato un cavalluccio marino (disegnato dal maestro Gabriele D’Alma).
Il bel gioco espresso da quella formazione, passato alla storia con il nome di “vianema”, però, non bastò al club a rimanere nel massimo campionato e così seguirono ben otto anni di cadetteria e l’ulteriore retrocessione in Serie C nella stagione 1955/1956. La promozione in B arrivò soltanto dieci anni dopo esatti, ma anche stavolta l’esperienza fu breve.