Dopo aver contestato l’uomo Iervolino lo scorso inverno, dopo il rifiuto dell’imprenditore di Palma Campania di incontrarli, ieri gli ultras della Salernitana hanno chiarito che il corteo partito dal Novotel e conclusosi all’Arechi aveva come obiettivo quello di protestare contro il presidente della Salernitana. Iervolino è stato contestato per il suo ruolo di massimo dirigente e proprietario del club granata. I circa 500 partecipanti al corteo hanno chiesto un presidente che rispetti la città e che riporti la squadra in massima serie, laddove l’ha presa nel 2022. Perché Iervolino nel giro di pochissimo tempo abbia perso entusiasmo è una domanda che si rincorre e che ricorre e che non trova risposta, se non in maniera parziale ossia quando si tira in ballo il rapporto con la politica. Mercoledì sera non sono passati inosservati i due distinti comunicati con cui il Sindaco di Salerno e l’amministratore delegato della Salernitana Maurizio Milan hanno informato la stampa ed in generale la cittadinanza tutta dell’incontro avvenuto a Palazzo di Città dopo la conferenza stampa in cui erano stati presentati Martusciello, annunciato ufficialmente ieri dal club granata, e Petrachi. Il Sindaco Napoli solo ieri mattina ha poi chiarito che in via ufficiale la Salernitana non abbia ancora richiesto la disponibilità dello stadio Arechi per gli allenamenti. Insomma, la pec sarebbe pure partita ma mai giunta all’indirizzo dell’ente comunale. In tutto questo, mentre si attende di sapere se e quando cominceranno i lavori per Volpe ed Arechi, i tifosi vorrebbero certezze e risposte concrete dalla società. Petrachi ha parlato chiaro, Iervolino e Milan in conferenza avevano cercato di dare un’immagine del club un po’ meno offuscata. Meglio, però, dire le cose come stanno e far capire ai tifosi che non c’è al momento l’intenzione di rilanciare e di sedersi al tavolo delle potenziali big del campionato cadetto. Si parte a fari spenti, senza proclami, sapendo che ci saranno sangue lacrime e sudore ma non è detto che umiltà e voglia di sacrificarsi non possano essere armi vincenti anche grazie al mercato furbo che ha in mente Petrachi. Inutile voler salvare le apparenze, meglio una società che abbandoni giacca e cravatta e si rimbocchi le maniche, che mangi pane e salame e che sposi la linea del rigore senza vergognarsene. Non è più tempo di lustrini e paillettes, non è più tempo di cuoricini e sfilate sotto la curva. Ma non è certo di questo che i tifosi hanno bisogno. Forse, queste cose servivano ad altri. Il tifoso ama e soffre e chiede solo rispetto ed impegno. Ed è per questo che ieri in 500 hanno sfilato e cantato, rappresentando il pensiero di tantissimi altri.
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