E’ facile entrarvici così come altrettanto facile farsi male dall’esterno all’interno. La palazzina in stile liberty nel quartiere di Fratte è oramai diventata una casa per i clochard ma anche simbolo di degrado e abbandono. Nonostante i lucchetti apposti alla porta di ingresso, entrare non è poi così difficile da alcuni spazi lasciati aperti: per bambini e ragazzini potrebbe essere un gioco, per i senzatetto una casa al riparo delle intemperie. La prova sono gli abiti lasciati davanti alle scale, che poco tempo fa, a quanto pare, sono stati anche bruciati. Ma anche all’interno, tra scatole di cibo vuote e bottiglie rotte, non è difficile immaginare che il ritrovo serale e notturno sia ancora “aperto”. Il nostro viaggio al suo interno comincia così: non proprio come “cortesie per gli ospiti” ma che sia alla luce del sole o al buio della notte la situazione non è mai cambiata. Sarebbe dovuto diventare un museo dell’Industrie del regno delle due Sicilie e la sede dell’archivio storico della Manifatture Cotoniere ma ad oggi è soltanto un museo del degrado. Circa sei anni fa con la firma sull’atto che sancì il passaggio di proprietà della palazzina stile liberty che ospitò gli uffici amministrativi delle Manifatture Cotoniere Meridionali al Comune di Salerno si definì anche un ulteriore passo verso la trasformazione dell’edificio che aveva ospitato gli uffici di Gianni Lettieri. Poi l’ente di via Roma diventò ufficialmente il proprietario di quegli spazi che simboleggiano il passato industriale salernitano e frattese. Il Comune ne acquisì la proprietà in virtù della convenzione stipulata con la società Cotoniere Spa nel maggio del 2005 nella quale era previsto che, alla chiusura dei cantieri per la riqualificazione del secondo lotto, il palazzo fosse ceduto gratuitamente all’amministrazione cittadina. E da quel momento il luogo però non è mai stato riqualificato e l’idea di occuparla è rimasta appunto soltanto un’idea. Le segnalazioni da parte di residenti e cittadini circa lo stato dei luoghi non si riescono più a contare e la pericolosità e mancata sicurezza dei luoghi fa pensare al peggio. Il nostro viaggio all’interno di stanze dove ancora sono presenti mobili, sedie e anche un panel che indicava proprio il “programma integrato di riqualificazione urbanistica dell’area e i conseguenti lavori di urbanizzazione”. Tante le proposte fatte negli anni per dare nuova vita alla villa ottocentesca e nessuna andata mai a buon fine.