Domani toccherà ai lavoratori delle fonderie Pisano manifestare, accompagnati dai propri congiunti, davanti alla sede della Prefettura dove, con molta probabilità troveranno ad accoglierli il Prefetto di Salerno. Dopo le manifestazioni di piazza, i cortei e le fiaccolate degli attivisti, ora tocca a loro avanzare richieste e raccomandazioni, ricordando i propri sacrosanti diritti. Non è da escludere che al fianco dei lavoratori della Pisano possano esserci anche gli attivisti del comitato salute e vita ed i residenti di Fratte, a dimostrazione che il problema, seppur da due diverse angolature, è comune e va risolto in fretta evitando la guerra tra poveri alla quale si è assistito in questi giorni. Risolta, ma come? Intanto con una definitiva preso d’atto da parte di tutti che le fonderie vanno delocalizzate senza intaccare neanche di una virgola il ciclo produttivo e che bisogna farlo anche in tempi celeri. Ma dove? Il dibattito è aperto, molte le soluzioni sul tavolo nessuna che, però, convince fino in fondo. Ci sarebbe da scongiurare il pericolo di una fuga dei Pisano verso l’alto beneventano e per questo sarebbe importante che le istituzioni trovino una soluzione al rebus. Contemporaneamente bisognerà tenere accesi i motori dell’impianto e bisognerà farlo rispettando alla lettera tutte le prescrizioni. Sotto quest’aspetto il comune di Salerno si è detto pronto al controllo certosino e capillare delle emissioni, basterà un nonnulla, uno sforamento oltre il consentito ed arriverà di nuovo la mannaia della sospensione. Proprietà e lavoratori sono stati già avvisati. Nelle more si muove anche l’ASL che dopo una lunga latitanza inizia a dare le prime risposte. È partita, infatti, già lunedì l’indagine epidemiologica relativa alle zone che orbitano intorno alle Fonderie Pisano. Ad avviarla, Domenico Della Porta, direttore del dipartimento Prevenzione area Nord, tornato a capo del settore a fine novembre.
La valutazione sanitaria in seguito a un presunto inquinamento ambientale non rientrava nei compiti dell’Asl, è stata introdotta per l’Ilva di Taranto con una legge ad hoc.