L’espressione quasi incredula ed il tocco di destro quasi tremante con cui Leonardo Gatto ha sospinto quel pallone oltre la linea bianca sono l’emblema della stagione fin qui vissuta dalla Salernitana. Quasi da non credere: sì, quasi da non credere tutto quello che finora è accaduto ai granata, troppo spesso sorpresi a farsi del male da soli con errori ed omissioni imperdonabili, eppure ancora in corsa per la salvezza seppur costretti a partire dalla seconda fila nello sprint finale di otto partite che li attende. A Novara la Salernitana ha rischiato di incappare in una sconfitta che dal punto di vista psicologico sarebbe stata un macigno sulle speranze di salvezza, ma ha saputo tirarsi fuori dalla buca con tanto carattere. In dieci per l’espulsione di Bernardini – era tra i pochi che mancava all’appello, anche se proprio la sua uscita dal campo è servita per dare la scossa decisiva ai compagni – e costretta alla rimonta, la squadra granata ha avuto il merito di crederci fino alla fine ed ha trovato un punto che, si spera, possa rivelarsi pesantissimo. Tuttavia, anche a Novara si è sbagliato tanto: la difesa ha concesso troppo a dispetto del modulo più coperto – il 3-5-2 – adottato da Menichini che si è ostinato a confermarlo anche quando Tuia ha chiesto il cambio, inserendo il disorientato Trevisan che, suo malgrado, ha favorito il gol di Galabinov con un errato movimento difensivo. Assodato che questa squadra ha limiti strutturali atavici, che dovrà convivere fino alla fine con infortuni, squalifiche e una condizione fisica non ottimale di alcuni elementi (ieri Ronaldo era al rientro dopo due mesi e non poteva avere il passo e l’autonomia che sarebbero necessari in questa fase), bisogna capire che solo limitando gli errori, sia in campo sia nelle scelte tattiche, la salvezza potrà essere raggiunta. Nelle ultime otto partite bisognerà essere lucidi, razionali, determinati, ma non farsi prendere dalla foga quasi isterica da cui ci si è fatti beffare in diverse gare interne (non ultime quelle con Lanciano e Bari). Il calendario propone sette scontri diretti su otto gare ai granata che giocheranno cinque volte all’Arechi. Le conseguenze da trarre sono implicite, i conti non val neanche la pena farli. La Salernitana sa che dovrà ottenere il massimo, ma deve comprendere che dovrà farlo attraverso un ordine mentale e tattico che finora non è stato il suo tratto distintivo.
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