Nel carcere di Fuorni gli interrogatori di garanzia dei tre fermati per l’agguato mortale a Fratte. Proseguono a ritmo serrato le indagini coordinate dal pm della Dda di Salerno Vincenzo Montemurro che sta coordinando le indagini della Mobile, al comando del vicequestore Claudio De Salvo.
Ti ammazzo, entro tre giorni ti ammazzo». Potrebbe essere contenuta in questa frase pronunciata durante l’ultima discussione tra Matteo Vaccaro, il boss dell’omonimo clan di Ogliara, e Antonio Procida, il pregiudicato di 42anni di Salerno freddato martedì pomeriggio con il suo amico il 38 Angelo Rinaldi, il movente del delitto. Una frase secca, inquietante pronunciata probabilmente a margine di una serie di fatti. Il duplice omicidio che per gli inquirenti almeno in questa fase iniziale sarebbe legato ad una lite per l’affissione dei manifesti elettorali avvenuto in via Magna Grecia a Fratte potrebbe rivelare altri affari che avrebbero spinto il boss Vaccaro ad ordinare al figlio Guido e del suo uomo di fiducia Roberto Esposito di premere il grilletto e farla finita.
Un’inchiesta che riaprirebbe a vecchi scenari che riportano al controllo della zona collinare di Salerno da Fratte ad Ogliara, passando per Matierno nello spaccio di droga e nel rispetto dei ruoli. Procida e Rinaldi potrebbero non aver rispettato le gerarchie spingendo Vaccaro a punirli scegliendo la strada dell’omicidio. Un fatto di sangue con lo sfondo della politica, dove verrebbe alla luce a chiare lettere che i candidati per avere consensi e per affiggere i manifesti devono accreditarsi nei territori.
La lite per l’attacchinaggio potrebbe dunque essere stata soltanto l’atto finale di ruggini nate tra i due mentre qualcuno lega anche il duplice omicidio ad altre inchieste che vedono indagati alcuni avvocati salernitani. Si punta in queste ore a chiarire i fatti. Le due vittime dovevano affiggere i manifesti elettorali per Lello Ciccone che si era rivolto a Procida. Poi la lite nel suo bar a Fratte, un affronto che il boss avrebbe risposto con la minaccia di morte ordinando il duplice omicidio al figlio Guido e a Roberto Esposito.
Oltre al candidato Lello Ciccone , che si sarebbe rivolto a Procida, per i suoi manifesti che ieri con Matteo Marigliano è stato ascoltato dal sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro, pare ci sia un altro candidato i cui manifesti dovevano comparire nei rioni collinari di Salerno.