La vittoria è la migliore medicina, ma non sempre guarisce in un solo colpo tutti i mali. Nè, per la verità, quella che ieri la Salernitana ha ottenuto sulla Ternana li ha occultati. I problemi restano, anzi sul prato verde si evidenziano tanto più che Sannino continua a cercare risposte senza trovarle. Come contro il Pisa, infatti, il tecnico granata ha provato ad affidarsi al “suo” 4-4-2 portando Improta a sinistra e collocando Rosina a destra, laddove si sente più a suo agio. L’ex Bari, però, ha dato il meglio in quella fetta di campo quando ha potuto giocare in un tridente cosa che accadeva lo scorso anno e non si è mai verificata nel corso di questa stagione. Del resto, avendo una coppia di attaccanti di tutto rispetto, come quella formata da Coda e Donnarumma, era chiaro fin dall’estate che il 4-3-3 non sarebbe mai stato adottato. Certo, tra i tanti moduli provati da Sannino anche questo potrebbe essere sperimentato se si decidesse di rinunciare – come è già avvenuto in diverse occasioni – ad uno dei due bomber, Donnarumma in particolare, sostituito anche ieri quando il risultato era già in ghiaccio. Il punto è un altro. Dopo quattordici giornate, all’indomani della terza vittoria conseguita non senza errori ed ansie, la Salernitana cerca ancora la sua identità. Sannino la vuole camaleontica, ma, forse, il primo passo sarebbe quello di scegliere una formazione base ed un modulo di riferimento su cui poi lavorare ed operare, nel caso, delle variazioni. Cambiare tanto, magari anche dopo solo un quarto d’ora di gioco, è un segnale negativo, la spia di una difficoltà a trovare la quadra. Il nodo resta sempre lo stesso: la posizione di Rosina. Il numero dieci calabrese è il fulcro del progetto tattico di Sannino, ma il paradosso è che proprio lui non abbia ancora trovato la giusta e definitiva collocazione in campo. La sensazione che lascia la gara con la Ternana è che, al di là della importanza innegabile della vittoria, la Salernitana sia uscita dal campo senza aver trovato certezze ulteriori se non, forse, quelle legate alla risposta caratteriale della squadra al doppio svantaggio. Per il resto, si devono annoverare ancora sbavature ed amnesie difensive, ed i problemi nel fare gioco a centrocampo, reparto male assortito e sempre più scarno. Ieri non era neanche in panchina Zito, lasciato a casa per scelta tecnica che sa di punizione, e dopo poco più di mezz’ora di è infortunato Busellato. L’ingresso di Odjer ha tamponato l’emergenza che, però, resta attuale, perchè, ora come ora, Sannino si ritrova più che mai a corto di soluzioni in mediana. Verso Latina si procede, da oggi, con tre punti in più ma anche con i soliti dubbi. Recuperare alla causa alcuni elementi – Zito ma anche lo stesso Laverone – e trovare una fisionomia precisa sono le missioni prioritarie che Sannino dovrà portare a termine per cercare di chiudere in crescendo il girone di andata. Sette partite da qui a fine dicembre saranno un banco di prova molto attendibile e tecnico e squadra dovranno riuscire a conquistare un bottino di punti soddisfacente per arrivare al giro di boa in posizioni di classifica più tranquille. Alla Salernitana occorrono serenità, stabilità ed equilibrio: solo con questi ingredienti possono arrivare i risultati. Ci vorrebbe, magari, anche un leader, in grado di trascinare il gruppo nei momenti bui. In estate, questo ruolo poteva essere ricoperto da Sannino che, però, pare sempre più ripiegato su se stesso, poco propenso ad aprirsi al dialogo e troppo preoccupato di difendere il suo operato. Il tecnico aveva investito di questa responsabilità Rosina, che, però, è alle prese col rebus tattico legato alla sua posizione. La vittoria di ieri può essere un punto di partenza, ma solo se si saprà leggere tra le pieghe, capendo gli errori ed individuando gli aspetti positivi. Tre punti per ripartire, dunque. Da Latina può e deve cominciare un altro campionato.
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