Il pareggio con la Pro Vercelli è una zavorra sulle speranze della Salernitana di svoltare, assestandosi in una posizione di classifica finalmente più tranquilla. Granata a quota 18, costretti ad ingoiare amaro dopo il nono pareggio stagionale, l’ennesimo che sa di beffa e che non può non far coltivare rimpianti, ma anche chiamati a farsi un esame di coscienza per non aver saputo sferrare il colpo del ko quando la Pro Vercelli era alle corde. Le scelte di formazione ed i cambi operati in corsa da Sannino, che ha assistito alla gara dalla tribuna stampa, non hanno convinto del tutto, ma sono stati anche il frutto di esigenze e contingenze del momento, perchè la Salernitana non è certo una squadra che sprizzi salute da tutti i pori. A centrocampo la rosa è esigua. Senza Odjer, che rischia due mesi di stop, la coperta è diventata ancor più corta alla luce del fatto che Busellato non fosse pronto al 100% ed allora Sannino ha dovuto varare la coppia Ronaldo- Della Rocca, giocatori tecnici e di personalità, ma non proprio complementari. In difesa il tecnico ha voluto dare continuità a Schiavi, alle prese con la tallonite, che ha puntualmente chiesto il cambio dopo che lo aveva fatto pure Donnarumma. Tre cambi praticamente obbligati, perchè anche Della Rocca non era al meglio ed è stato rimpiazzato da Zito in corsa, hanno sicuramente inciso sulla gestione della gara perchè sarebbe servito inserire forze fresche a destra, dove Improta era stremato, ed invece proprio in quella zona non si è potuto correre ai ripari atteso anche che Laverone era addirittura in tribuna. Tra calciatori infortunati, altri bocciati, altri presi in considerazione solo in casi estremi, la rosa granata è assai meno pingue di quanto si pensi ed a gennaio sarà opportuno intervenire in maniera sostanziosa per assicurare più ricambi al tecnico. Sannino si gioca tutto nelle prossime partite. Dicembre, come da tempo si pensava, sarà il mese decisivo. La Salernitana, nonostante tutto, avrebbe potuto presentarsi allo sprint di Natale con qualche punto in più in dote ma così non è stato ed il pareggio di ieri, unitamente a quello col Pisa, rischia di pesare come un macigno. Certo, però, va anche detto che la B è un campionato strano ed imprevedibile in cui nessuna partita è scontata ed allora la Salernitana dovrà affrontare le prossime giornate di campionato senza fare troppi calcoli e libera da ansie e paure, quelle che si sono impadronite dei granata nel finale della gara di ieri. Così si spiegano i crampi che hanno bloccato diversi calciatori, così si spiega il fatto che la squadra non sia riuscita a gestire un risultato favorevole al cospetto di un avversario modesto, così si spiega il nervosismo di cui è preda da troppo tempo Sannino. Questa squadra fatica non tanto a trovare identità e gioco, ma a conquistare quella spensieratezza che le permetterebbe di essere molto più incisiva. Incompleta, mal costruita, eppure con qualità e risorse tecniche superiori a quelle della passata stagione, la Salernitana procede a singhiozzi e non ha ancora trovato la quadra proprio per una mancanza di serenità che continua ad essere una sgradita compagna di viaggio. Servirebbe un altro approccio, un altro stile, un altro modo di fare. Lo sfogo a fine partita di cui Sannino è stato protagonista in tribuna stampa è la spia di un disagio che sa di mancanza di tranquillità, che tradisce il desiderio di rivendicare meriti e conservare una sorta di consenso personale che, invece, andrebbero perseguiti attraverso altre strade. Dalla società ci si attenderebbe una presa di posizione, ma, del resto, se Lotito ha più volte svilito la storia e la passione di Salerno, forse, le parole di Sannino non avranno più di tanto infastidito la proprietà. Certo, hanno offeso una città e la sua tifoseria e, per quanto pronunciate a caldo, pur volendo considerare lo stress della partita, rappresentano una pagina brutta, la svista maggiore di cui Sannino si sia macchiato, ben più grave degli errori – neanche pochi – che ne hanno contrassegnato il percorso sulla panchina granata. Se l’ambiente ha fin qui sempre teso la mano, non si capisce perchè dall’altra parte ci sia sempre un atteggiamento di chiusura, un sentirsi accerchiati, sotto assedio, che non porta a nulla e non corrisponde alla realtà. Se si lavora per la Salernitana, se si rappresenta una società che ha un grande seguito di tifosi, bisogna avere ben presente che ci sono onori ed oneri. Se ci si sente davvero parte di un popolo che ha fede per dei colori, bisogna dimostrarlo coi fatti. La storia del calcio a Salerno non viene certo scritta oggi, nè è cominciata nel 2011. Ci sarebbe da aprire un capitolo ampio ed articolato, ci limitiamo a sorridere perchè a chi non sa, in fondo, è giusto perdonare.
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