Lui le ha derubricate come battute goliardiche e conoscendo il suo modo di fare è assolutamente vero, ma non la pensano allo stesso modo i magistrati di Napoli che, invece, hanno aperto un’inchiesta. La storia è nota, ed è quella che riguarda il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, tirato dentro un nuovo caso giudiziario. Per la procura partenopea c’è, infatti, un’ ipotesi di reato, nello specifico istigazione al voto di scambio, nelle dichiarazioni rese dal governatore da Vincenzo De Luca, nel corso di un incontro con circa 300 amministratori campani riuniti all’hotel Ramada di Napoli e ai quali De Luca chiese di darsi da fare per far votare SI al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Nel corso di quell’ormai celebre incontro De Luca incoraggiò i sindaci ad inviare fax nei quali indicare i voti ‘conquistati’ e invitò anche ad offrire fritture di pesce piuttosto che gite in barca pur di convincere gli elettori. Una battaglia per il sì che conveniva fare, spiegò, in vista dei tanti fondi che sarebbero arrivati, in caso di vittoria, dal Governo. L’inchiesta è condotta dal pool guidato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, al lavoro il pm Stefania Buda che ha già dato inizio a una serie di convocazioni. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche un altro aspetto: il ruolo di commissario in pectore alla sanità campana con cui De Luca si presentò alla platea; il riferimento ai laboratori (“ci sono 400 laboratori, sono tanti voti”) come agli studi professionali sarebbe stato fatto non a caso. Si è passati così da un fascicolo per fatti non costituenti reato a una precisa ricostruzione accusatoria che consentirà alla Procura di Napoli di convocare testimoni e di organizzare un’inchiesta mirata su quelle dichiarazioni.