E’ all’ombra dei veleni sugli “impresentabili” e sulla Legge Severino che oltre cinque milioni di elettori sono chiamati alle urne, domani, in Campania, per scegliere il presidente della Regione e i 50 nuovi componenti del Consiglio regionale.
Per la Presidenza si ripete il duello di cinque anni fa fra l’uscente Stefano Caldoro e Vincenzo De Luca, con il “terzo incomodo” della candidata del M5S, Valeria Ciarambino, e lo spettro, dopo una campagna elettorale senza precedenti, di un astensionismo anch’esso senza precedenti. Complici il bel tempo, la partita di calcio più importante dell’anno (Napoli-Lazio, in palio c’è l’accesso alla Champions League) e, soprattutto la protesta e l’antipolitica.
Un rischio molto più che concreto al punto che nell’ultimo messaggio, due ore prima del black out elettorale, De Luca affida a Facebook il suo appello. Serve “una mobilitazione straordinaria”, scrive l’ex sindaco che ammonisce: “Non può essere sprecato nessun voto”. Ed ecco l’appello “a chi vorrebbe magari esprimere un voto di rabbia, di protesta. Se c’è qualcuno che può interpretare la rabbia dei cittadini contro la politica politicante – scrive – questo qualcuno è chi vi parla”.
Tutto sui contenuti, invece, l’ultimo messaggio di Caldoro, affidato anch’esso ai social: “Due proposte: assegno di sostegno per 100 mila famiglie e meno tasse alle imprese, 30 mila assunzioni”. I consiglieri regionali da eleggere saranno 50, dieci in meno di quelli della legislatura che si sta chiudendo (con 57 consiglieri indagati). Nessuno però avrebbe mai immaginato che la loro corsa avrebbe avuto il clamore che ha portato la Campania a “conquistare” le prime pagine dei grandi media nazionali e internazionali.
E’ stato l’effetto della presenza, nelle venti liste e fra gli oltre mille candidati, di nomi “impresentabili” che, prima ancora che l’aula del Consiglio Regionale (se mai vi arriveranno), in un modo o nell’altro hanno conosciuto le aule di giustizia. Un problema sollevato da Roberto Saviano per alcuni candidati in odore di camorra o vicini a personaggi all’ombra dei clan, che si è poi abbattuto come un vero e proprio ciclone sulla campagna elettorale – con la lista dell’Antimafia di Rosy Bindi – a 48 ore dal voto. Colpendo soprattutto De Luca, vincitore indiscusso delle primarie del centrosinistra (dopo ben tre rinvii). A sostenerlo, negli ultimi giorni, sono arrivati ministri, leader del Pd e soprattutto Matteo Renzi che, fino a poche ore prima della scoperta, aveva detto che nelle liste del Pd non vi erano “impresentabili”.
Che sia o no una faida all’interno del Pd, per l’ex sindaco di Salerno la vicenda “impresentabili” si è aggiunta a quella della sospensione dalle funzioni di presidente che rischia, dopo l’eventuale elezione, in base alla legge Severino. “Un minuto dopo la sospensione presento ricorso al Tar che in poche ore mi reintegrerà nelle mie funzioni, come ha già fatto in casi analoghi”, ha ripetuto come un mantra De Luca. Ma a cinque giorni dal voto la Cassazione ha stabilito che con la Severino il Tar non c’entra proprio nulla e che a pronunciarsi dovranno essere i giudici ordinari, i cui tempi sono ben più lunghi di quelli della giustizia amministrativa.
Oltre a Caldoro, De Luca e Ciarambino, per la presidenza della Campania sono in corso Salvatore Vozza (Sinistra al lavoro) e Marco Esposito (Lista civica Mo’). Si vota anche per il rinnovo di 75 amministrazioni comunali (21 con più di 15.000 abitanti) con riflettori puntati su Ercolano e Giugliano, per le polemiche che hanno preceduto il voto.