Il futuro si scrive giorno per giorno, come se il campo fosse una sorta di diario su cui i tacchetti lasciano solchi che sono come binari, tracce che dal presente conducono a ciò che sarà. Campo e scrivania viaggiano di pari passo, perché dai risultati dipendono conferme e bocciature che vengono stabilite nella stanza dei bottoni. Fabiani, Bollini, i calciatori: sono tutti sotto esame, tutti sotto la lente di ingrandimento della proprietà che sa quanto necessario sia rilanciare il progetto avviato sei anni fa, alimentare il fuoco di una passione che cova sotto la cenere e che richiede nuovi stimoli, nuovi traguardi, ma, soprattutto, segnali che non siano semplice fumo negli occhi bensì testimonianza tangibile e concreta della volontà di migliorare e di crescere. C’è da fare, e tanto, in casa Salernitana. Strutture, settore giovanile, organizzazione societaria, scouting: tutto è perfettibile in senso assoluto ed il discorso può tranquillamente essere riferito alla Salernitana, tutto sommato entità ancora giovane, ma chiamata a compiere passi avanti nella direzione di una maturazione che sia preludio ad una sorta di consolidamento e consacrazione a certi livelli. Il futuro è anche, ma non solo un pallone che gonfia la rete o si infrange sul palo, ma è, soprattutto, capacità di leggere tra le pieghe, di intuire potenzialità e margini di crescita di chi è già nei ranghi e, al contempo, scegliere le pedine giuste da inserire nei posti giusti per completare il mosaico. Bollini si gioca la conferma in panchina, Fabiani lavora nell’ombra, ma entrambi dovranno confrontarsi con Lotito e Mezzaroma per capire se il proprio futuro sarà ancora a Salerno. L’allenatore è un pupillo di Lotito e, se avrà dalla sua il conforto dei risultati e di un finale di stagione in crescendo, potrebbe strappare la riconferma anche in virtù della rinuncia al ricco triennale che vantava come tesserato della Lazio fino allo scorso mese di novembre. Fabiani lavora per conto di Lotito e Mezzaroma dal gennaio del 2014, un autentico prodigio di longevità se si considera come i due patron siano stati spesso inclini al cambiamento in panchina come dietro la scrivania. Il rapporto col dirigente romano è ben più ampio ed articolato rispetto a quello che normalmente lega un direttore sportivo ad un presidente, perchè la proprietà ha delegato molto a Fabiani e l’operato dello stesso in sede di mercato è solo un aspetto, forse nemmeno quello principale, di questo rapporto che si è radicato nel tempo e che da più parti si ritiene giunto ai titoli di coda. Come, del resto, in tanti pensavano anche un anno fa ed invece la storia ha detto altro. Chissà ora quali valutazioni faranno i due patron che, intanto, hanno inserito nell’organigramma dirigenziale Adriano Ciardullo, chiamato a dare nuova linfa ad un settore giovanile che fin qui è stato gestito in maniera approssimativa per mancanza di investimenti, ma non solo. Il futuro è adesso, dunque. In campo e fuori. Le ultime dodici giornate di campionato serviranno per avere un quadro più preciso, per capire e chiarirsi, ma l’importante sarà non rimandare all’estate il momento delle scelte e delle decisioni. La primavera dovrà essere la stagione della semina per la Salernitana, chiamata a programmare su tutta la linea un futuro più in linea con le ambizioni e la tradizione della piazza. Un futuro da scrivere giorno per giorno, fin da ora, come un diario a cui affidare sogni e speranze da trasformare in obiettivi e certezze.
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