Era il 23 novembre del 1980, 37 anni fa, quando la terra tremò in Campania seminando morte e distruzione. Una scossa violentissima, 6,5 gradi della scala Richter; un terremoto che avrebbe cambiato per sempre il volto della regione più popolosa del mezzogiorno d’Italia. Furono oltre 6 milioni le persone colpite dal sisma, 680 i comuni, 70 dei quali vennero letteralmente rasi al suolo. L’estensione dell’epicentro comprese un territorio di quasi 300mila ettari. I morti furono 2.735, di cui 1.762 in provincia di Avellino, 674 in quella di Salerno, 153 nel Potentino, 12 in provincia di Caserta, 3 in provincia di Benevento e 131 nel Napoletano. 8.848 le persone ferite. Dopo quella terribile e potentissima scossa in 280mila si
ritrovarono senza un tetto, furono più di 360mila le abitazioni sbriciolate dalla potenza del terremoto. Danni enormi acuiti dall’impreparazione, dagli errori e soprattutto i ritardi, ammessi anche dal Presidente della Repubblica, Sandro Pertini che non esitò a definire quella una vergogna Nazionale. In alcune zone i soccorsi arrivarono solo dopo 5 giorni, quando ormai era troppo tardi, e fu proprio dalle macerie di quel dramma che si decise, attraverso la nomina di un commissario ad hoc – Zamberletti – di affrontare e dare una soluzione al problema perchè quanto successo non si ripetesse più in futuro. Venne poi la fase della ricostruzione – in qualche caso ancora in corso – tra costi moltiplicati e ingerenza della malavita si aprì un altro capitolo assai triste, un terremoto se possibile ancora peggiore i cui effetti, anche questi, non saranno mai cancellati.