Si può avere fiducia in un allenatore anche a prescindere da un periodo di scarsi risultati, viceversa è possibile scaricarlo anche dopo una vittoria. Quello che sembra un paradosso è la realtà del mondo del calcio e non è detto che nell’uno come nell’altro caso non ci si azzecchi. L’importante è avere un progetto e, di conseguenza, crederci con convinzione. Se le fondamenta sono solide, infatti, per i risultati sarà solo questione di tempo. Il punto è che la Salernitana costruita da Lotito, Mezzaroma e Fabiani ed affidata a Bollini, per la cui conferma in estate furono necessari diversi giorni di riflessione ed un paio di appuntamenti perchè al primo mancavano i timbri per vidimare il contratto, è una squadra che non a caso ha reso al meglio quando è stata smantellata dagli infortuni. In quel frangente le contraddittorie premesse estive sono saltate ed il rimpasto imposto dagli eventi ha portato in dote risultati e prestazioni ed anche la crescita di qualche calciatore che, nel caso in cui non si fosse passati al piano B, non sarebbe mai stato protagonista. Il pericolo era, come paventato in tempi non sospetti, che il graduale ritorno alla normalità e la rientrata emergenza potessero causare una sorta di crisi di rigetto. Dopo aver tirato la carretta per settimane, dopo aver pedalato ventre a terra meritandosi applausi ed elogi trasversali, Bollini e la squadra hanno pagato dazio alla fatica, fisica e mentale. Nel momento in cui qualche infortunato eccellente è tornato a disposizione, il tecnico ha avuto più scelta ed ha commesso qualche errore di valutazione, parimenti la squadra ha un po’ tirato il fiato, perdendo quella fame e quella determinazione che l’avevano portata a diventare non invincibile ma molto difficile da battere. Proprio quando è arrivato il prevedibile calo alla Salernitana sarebbero serviti ingredienti che sul mercato non sono stati reperiti: qualità, esperienza, magari un leader tecnico e carismatico intorno a cui fare quadrato. Le rimonte subite in casa – ben quattro – sono state figlie non solo di episodi sfortunati, ma proprio della mancanza di questi requisiti. La gestione della partita non è cosa di poco conto e solo chi ha capacità di lettura dei momenti, qualità per controllare il pallone e, con esso, i ritmi di gioco può superare anche momenti di comprensibile calo fisico senza troppi danni. Non la Salernitana che ha il suo nervo scoperto a centrocampo e le uniche risorse superiori alla media in avanti dove Sprocati può fare la differenza e dove altri, come Di Roberto, avrebbero potuto dare una mano anche nella gara col Perugia. Visto che in B l’equilibrio è sovrano – nell’ultimo turno ci sono stati ben sei pareggi – vince più spesso chi ha quel poco di qualità in più nei ruoli chiave. Lotito ha bacchettato e delegittimato Bollini dopo il pari col Perugia, muovendo appunti anche condivisibili al tecnico, ma le colpe non sono solo di Bollini che ha comunque dovuto spesso arrangiarsi. La colpa principale del tecnico sta a monte, ovvero nell’aver indicato la salvezza come obiettivo stagionale, l’unico, tanto da scatenare il risentimento della proprietà che lo ha subito messo sulla graticola, salvo poi alzare un po’ l’asticella proprio dopo la gara col Perugia. Quando, però, era troppo tardi. Lotito aveva già parlato e, soprattutto, deciso di cambiare. Come e con chi è un altro paio di maniche, ma tempi e modalità sono gli stessi di sempre.
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1 commento su “LOTITO, BOLLINI ED UN FILM GIA’ VISTO”
EnzoM
(Dicembre 11, 2017 - 11:55 am)Non sono d’accordo in parte con questo articolo che in alcuni passaggi si contraddice. Mai come quest’anno credo che la società abbia fatto appieno il suo dovere nell’allestimento della rosa. Chi l’anno scorso preferiva Joao Silva a Donnarumma non era certo la società, chi ha quasi emarginato Odjier non è stata la società, chi continua a schierare Mantovani terzo a SINISTRA pur avendo un Popescu a disposizione non è certo la società, chi sta intristendo Boccalon centravanti di razza che nell’unica palla goal costruita contro il Perugia la butta dentro , lasciando la posizione di esterno non è stata la società. Bollini non vede Di Roberto pensa di poter fare a meno di Rosina e Zito, non vede Kyine nel suo ruolo nè da chances a Cicerelli se non per qualche scampolo di partita, non vede Asmah che ha fatto 19 presenze l’anno scorso in B, Rossi lo ha voluto lo conosceva e lo sta perdendo. Quindi gli esperti no, i giovani no, Minala in panchina, Boccalon esterno e non di roberto, e adesso che arriva anche Orlando bruciava pure lui?
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