Il segno tangibile, evidente, del degrado. Il ritrovamento del cadavere di una donna che aveva scelto il palazzetto dello sport disegnato da Tobia Scarpa e mai realizzato rappresenta, simbolicamente, un punto di non ritorno. Quella che doveva essere la casa dello sport, della vita, della gioia, trasformata in occasionale e improvvisato obitorio. Un’immagine devastante, un pugno sferrato in pieno volto a guardia bassa. Già ricettacolo di rifiuti di ogni genere, ricovero per “senza fissa dimora”, alcova del popolo delle Lucciole che, da un po’ di tempo, si sono nuovamente impadronite della zona, l’incompiuta di via Allende, in realtà una delle
pochissime progettate, finanziate e mai realizzate della lunga epopea De Luca, è ormai ad un bivio. Deve necessariamente esserlo. Di progetti se ne sono fatti tanti in questi anni di triste abbandono, quello più concreto e che, a quanto filtra, potrebbe presto tramutarsi in realtà è il project financig presentato un po’ di tempo fa a Palazzo di Città alla presenza, tra gli altri del capo dello sport italiano Giovanni Malagò. Pare, infatti, che qualcosa finalmente si stia muovendo, che alcuni passaggi, diciamo anche vincoli essenzialmente di carattere amministrativo-burocratico siano stati sciolti. Si respira, ottimismo e non sono escluse a breve importanti e significative novità. A scanso di equivoci diciamo subito che non c’entrano le Universiadi, ancor meno i fondi stanziati per l’evento in programma nel 2019 in Campania, e che se qualcosa succederà, soprattutto si farà, questo sarà merito esclusivo di un pool di investitori privati decisi a scommettere su quell’impianto che in parte verrebbe recuperato dopo un’attenta verifica strutturale del preesistente. Lì in quella zona dovrebbe venire alla luce una cittadella dello sport, una struttura polivalente in grado di assecondare le esigenze di molte discipline sportive oggi senza dimora, proprio come l’81enne che tra quei pilastri abbandonati ha prima trovato riparo e poi la morte.