La mega operazione di restyling urbano, l’operazione di radicale trasformazione della città di salerno con la realizzazione di diverse opere e la razionalizzazione di altre continua ad essere monca di impiantistica sportiva. Nel ventennio deluchiano ed anche oltre si è sempre fatto poco, troppo poco, quasi niente per lo sport. Idee, progetti, iniziative rimaste tali solo sulla carta, al massimo cominciate – come ad esempio il palasport di via Allende – e mai completate. Nel frattempo Salerno, da questo punto di vista, si è impoverita, ha fatto registrare un vistoso regresso posizionandosi tra gli ultimi posti della speciale classifica
nazionale che premia le città più virtuose in quanto a strutture sportive. C’è, è vero, una certa effervescenza tra i privati, i centri di fitness, body building e affini fioriscono un po’ dovunque ma è altra cosa, altro business. Sotto quest’aspetto l’azione della macchina progressista ha lasciato molto a desiderare: scarsa attenzione, per non dire inesistente, nei confronti di realtà che pure svolgono sul territorio un’azione sociale meritoria. In qualche caso si è ovviato, ma per meri fini propagandistici, alla realizzazione e al taglio del nastro di mini strutture di quartiere, per lo più campi di calcio a cinque, meteore, specchietti per le allodole, ma nulla di veramente utile, funzionale alla nobile causa. Tutto, allora, è affidato all’iniziativa di privati generosi, forse lungimiranti, sicuramente ambiziosi che devono, però, fare i conti con una burocrazia che mai come in questo caso diventa spigolosissima. Forse per questo il mega progetto di rinascita del Palasport, immaginato da Tobia Scarpa, è da tempo fermo al palo, sembra già ai titoli di coda nonostante la benedizione di Malagò, l’impegno totale di Nello Talento e la passione dei progettisti. Quasi definitivamente accantonato il progetto di finanza, quasi deposto il sogno di vedere alla luce una struttura sportiva moderna e funzionale di fianco all’Arechi, rassegnati all’idea di continuare a contemplare lo scheletro di un impianto sbagliato già nella sua concezione originaria, si sta affacciando all’orizzonte un’altra ipotesi, forse più percorribile e che ha nel patron della Virtus Arechi, l’imprenditore di Sarno Nello Renzullo, il suo promotore. Allo studio c’è la realizzazione di un impianto polivalente, capienza intorno ai 1500 spettatori, con capitali completamente privati che dovrebbe nascere nei pressi di Mariconda, nelle vicinanze della tangenziale di Salerno.