Stamattina i militanti salernitani di Forza Nuova hanno affisso nei pressi dell’ospedale Ruggi D’Aragona due striscioni in cui si contesta la Legge 194 e i suoi esecutori.
Il dottor Alvino, dalle pagine di Cronache, accredita una «scarsa cultura umanistica» a ginecologi e ostetrici del nosocomio salernitano, refrattari all’esecuzione degli aborti, colpevoli di non allinearsi al “parterre infanticida” inaugurato da lui e dal dott. Naddeo.
A parte l’improntitudine nel palesare disprezzo intellettuale per i propri colleghi, ad Alvino andrebbe chiesto quale chiave di lettura umanistica conferirebbe giustezza ad una pratica così belluina e spietata, quale quella di stroncare una piccola vita in grembo.
Ci viene difficile immaginarlo, dal momento che chi, imbevuto di umanesimo rinascimentale, varcava le Americhe nel XVI secolo, inorridiva di fronte allo strazio dei sacrifici umani perpetrati dagli autoctoni.
Certo, trattasi di contesti assai diversi, ma necrologicamente parlando, l’esito è identico.
L’umanesimo è inconciliabile coll’aborto: agli indubitabili diritti della donna, la stessa logica razionale (umanistica, appunto) invita a sovrapporre, secondo la propria scala di priorità, quelli del nascituro, essendo questa creatura assai più fragile ed indifesa. Insomma, non c’è partita, ed ogni ulteriore attenuante, al riguardo, cade a vuoto.
Alvino, inoltre, denuncia la non applicazione della 194, legge che Forza Nuova come ogni cattolico coerente mira ad abrogare senza reticenze.
Lo stesso dovrebbe, però, rendere conto sulle carenze in termini di supporto psicologico e sociale alla donna, previste dalla stessa legge e più volte vanificate dall’ostruzionismo dei suoi amici bacchettoni, abortisti tout court. Una misura, questa, davvero inapplicata, che avrebbe almeno il pregio di bloccare a monte una scelta scellerata e la conseguente mano di velluto di un dottore senza dolore.
Benediciamo, per questo, con un plauso l’opposizione salvifica degli obiettori antiaborto e il loro rifiuto categorico ad identificarsi nel ruolo di «sicari in affitto», così come apostrofati di recente dal Santo Padre.
Dire no all’aborto è dire un sí alla vita.