Il pareggio di Cosenza è il classico risultato che si presta a più interpretazioni. Considerando il momento, le difficoltà evidenziate nelle ultime due trasferte (sei gol subiti contro Cittadella e Carpi), allora è un risultato positivo. Considerando, però, che tutte le squadre della parte alta della classifica hanno vinto, ad eccezione del Lecce, che ha riposato, e del Cittadella, caduto a Verona, allora è un risultato che frena la corsa della Salernitana. La squadra granata, sia chiaro, è ancora in perfetta linea di galleggiamento, avendo due punti di distanza dall’ottava piazza, ed ha la possibilità di chiudere il girone di andata a quota 27 qualora dovesse superare il Pescara all’Arechi, domenica pomeriggio. Non sarà facile contro gli adriatici, soprattutto se la Salernitana sarà quella vista ieri, ossia una squadra con paure e limiti che si sono evidenziati durante la gestione Colantuono e che Gregucci dovrà curare, insieme, però, alla società che dovrà intervenire sul mercato per migliorare una rosa che ha lacune ben note. In attacco si fa fatica, a prescindere dai moduli e dai singoli. La palla non gira con qualità e velocità perchè nel cuore del gioco manca qualcuno che abbia piedi buoni ed idee valide. Di Gennaro è il grande assente dalle scene granata e chissà se dopo la sosta tornerà ad esibirsi all’Arechi o se cambierà compagnia e palcoscenico. Di certo, se là in mezzo non si riesce ad organizzare una manovra con un minimo di qualità, è inevitabile che là davanti aumentino le difficoltà. Gli attaccanti granata non sono dotati di uno straordinario fiuto ed anche ieri lo si è visto, il gioco latita e siamo al classico caso del cane che si morde la coda. Solo le giocate di un singolo, come Rosina ad esempio, possono dare quel tocco di imprevedibilità che potrebbe rendere più facile la vita alle punte. Siamo, però, sempre e soltanto nel campo dell’improvvisazione. La Salernitana non ha mai avuto gioco e certo ora non si può chiedere a Gregucci di fare miracoli. Il tecnico pare avere quanto meno la volontà di provarci, ma sa bene che deve fare i conti con vecchie tare mentali e limiti oggettivi. Infine, una considerazione. Ieri sera il San Vito era gremito. Il richiamo di una partita che rievoca storie di una antica rivalità era forte, ma la massiccia presenza delle due tifoserie, con oltre mille impavidi giunti da Salerno, non è stato ripagato da una gara indimenticabile, ma nemmeno degna del campionato di B. I presidenti che bacchettano i tifosi, che li rimproverano di scarso attaccamento, che si meravigliano del perchè la gente non vada allo stadio, dovrebbero anche interrogarsi sulla qualità del prodotto che offrono. Va bene la passione, va bene il senso di appartenenza, ma alla fine allo stadio si va per assistere ad una partita di calcio ed ieri sera, come anche in altre occasioni, lo spettacolo è stato scadente. Basta avere occhi per guardare per affermarlo in tutta onestà. Il lavoro di Gregucci con la squadra e quello della società sul mercato dovranno, si spera, migliorare la qualità della rosa e del gioco per centrare l’obiettivo dichiarato dalla società in estate, ossia la qualificazione ai playoff.
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