E la curva restò vuota. Da qualche settimana, nonostante alcune visioni diverse, anche nel movimento ultras tirava un vento di contestazione. Dopo la riunione di ieri sera, i gruppi più rappresentativi della Curva Sud Siberiano hanno deciso che a partire dalla gara interna con il Venezia del prossimo 30 marzo resteranno fuori per far sentire la loro voce alla società a cui hanno chiesto un incontro. Già in anni passati si era adottata una forma simile di protesta con lo stadio deserto e tanta gente radunatasi all’esterno per far capire alla proprietà di turno che la passione non è morta ma non può neanche essere mortificata. A Salerno si sono da tempo rovesciati i termini della questione: non è la tifoseria a dover chiedere, ma la società. Non si contano più, infatti, le uscite pubbliche di Claudio Lotito in cui il patron bacchettava gli assenti, elogiando lo zoccolo duro, ma, al tempo stesso, lasciando intendere che qualsiasi sforzo ed investimento sarebbe stato commisurato al numero delle presenze allo stadio. Eppure, in tutti questi anni, alla Salernitana non è mai mancato il sostegno degli ultras, né il famoso zoccolo duro s’è tirato indietro. E’ mancata, però, la volontà o, forse, la capacità di raccordare tutte le componenti, di riconquistare i delusi e gli scettici da parte della società, e di non far sentire meno tifosi coloro i quali magari avevano capito l’antifona in anticipo o semplicemente non gradivano più una certa linea societaria da parte di chi, al contrario, riteneva giusto andare sempre e comunque allo stadio. La tifoseria e l’opinione pubblica si sono spaccate e questo è un fatto evidente e questa spaccatura ha permesso alla società di mantenere un profilo basso, di continuare imperterrita a propinare ai tifosi tutti campionati anonimi, improntati al rispetto di certi parametri economici e tecnici, ma non solo. La presa di posizione degli ultras, che a Livorno saranno presenti ed esporranno un solo striscione su cui sarà scritto “Liberate la Salernitana”, al di là della tempistica, dovrà segnare un nuovo inizio: chiesto un incontro alla società, si chiederà a quest’ultima di dare corpo e sostanza alle ambizioni ed ai sogni della tifoseria granata oppure di passare la mano se non si intende puntare in alto. Una linea che non fa una piega e che, del resto, è quella che la maggioranza silenziosa, quella che non si reca più allo stadio, caldeggiava da tempo. Lotito e Mezzaroma hanno sbagliato su tutta la linea perchè hanno avallato la linea dettata dal diesse Fabiani, più propenso alla chiusura che all’apertura, più portato all’esclusione che all’inclusione, ed anche per questo nel corso degli anni in tanti hanno abbandonato l’Arechi, stanchi di essere etichettati come gufi, giullari o buffoni dal diesse e da chi non ha mai nascosto ammirazione e simpatia per il suo modo di agire. La diserzione decisa dagli ultras proprio nell’anno del centenario e più in generale la fuga progressiva dall’Arechi sono la più grande sconfitta di una società che non ha saputo cogliere la grande occasione che nel 2015, ossia in occasione del ritorno in B, le si era presentata. A quell’epoca, infatti, Lotito e Mezzaroma avevano l’appoggio di tutta la città in tutte le sue componenti ed avrebbero dovuto capire che bisognava cavalcare l’onda, proponendo un progetto tecnico ed imprenditoriale che avesse come ultimo passo la promozione in massima serie ma che fosse focalizzato sulla crescita del settore giovanile, sulla logistica, sul reclutamento di osservatori e, tramite questi, dei talenti del futuro. Invece, s’è preferito procedere senza slanci, a volte in modo arruffone, allestendo e poi rifacendo ogni sei mesi la squadra, facendo saltare allenatori come birilli, dividendo i tifosi. Non sappiamo se Lotito e Mezzaroma abbiano ancora voglia di provare a fare calcio a Salerno, ma, di certo, se ne avranno, dovranno cambiare tutto, resettare il management e battere nuove strade, aprendo la mente verso nuovi orizzonti, capendo che la passione va alimentata e rispettata, che alla gente si deve dare prima di chiedere e che la Salernitana ha avuto ed avrà una sua storia da rispettare sempre e comunque, perchè la dignità e la passione non hanno categoria. Non ci sono gufi o giullari, ci sono solo tanti, tantissimi tifosi orgogliosi della maglia granata, che ora non riescono più ad emozionarsi perchè dietro a un pallone che rotola ci sono i sogni di un bambino e non gli interessi di bottega. Ed allora, Lotito e Mezzaroma o chi un giorno, forse, prenderà il loro posto, hanno l’obbligo di rispettare sempre e comunque i sentimenti, la passione, l’orgoglio di una città che ha vissuto due fallimenti in rapida successione e, magari, per questo ha accettato una minestra insipida pur di non restare a digiuno, ma che nella sua stragrande maggioranza non ha paura di dover mangiare pane duro pur di poter conservare il gusto e la libertà di sognare il meglio per la sua squadra.
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1 commento su “GLI ULTRAS ANNUNCIANO LA DISERZIONE, LOTITO E MEZZAROMA SEMPRE PIU’ ALL’ANGOLO”
Luigi
(Marzo 15, 2019 - 1:29 pm)Un articolo molto condivisibile, grazie.
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