L’autonomia differenziata si è impantanata nell’intreccio sempre più fitto dei nodi politici irrisolti che in questi mesi si è ingigantito fra Lega e Movimento 5 Stelle. Ma i suoi alfieri più attivi volano nel consenso degli elettori. Spinti anche da un idillio fra il Carroccio e una fetta importante di italiani che le difficoltà quotidiane del Governo non accennano a rompere. Il risultato è che nella nuova edizione del Governance Poll troneggia un podio tutto leghista.
Sullo scalino più alto svetta Luca Zaia, che sabato prossimo festeggerà l’ottavo compleanno da presidente del Veneto, ma non conosce logorio nel favore popolare. Anzi: è ormai un habitué del primo posto nel Governance Poll, ma continua a crescere e sono ormai 11 i punti che lo separano dall’inseguitore. Inseguitore che questa volta è il confinante a Est Massimiliano Fedriga, con il 51,1 per cento. Bisogna guardare a Ovest per incontrare il terzo classificato, Attilio Fontana della Lombardia. Il centrodestra dominante occupa anche il quarto e quinto posto in graduatoria con i due neoeletti in Abruzzo (Marco Marsilio) e Sardegna (Christian Solinas) che ancora sfruttano l’effetto luna di miele.
I RISULTATI DELL’INDAGINE
Il Governance Poll è un sondaggio che punta a misurare l’indice di gradimento dei presidenti delle Regioni. La domanda, riprodotta qui sotto, chiede al campione di elettori se sarebbero disposti a votare la conferma
del presidente attuale in caso di elezioni. Le risposte sono figlie di un giudizio che mescola politica, risultati dell’amministrazione e valutazione sulla persona del “governatore” – Fonte: Noto Sondaggi per Il Sole 24 OreNota: inTrentino Alto Adige e in Valle d’Aosta non è prevista l’elezione diretta del presidente di Regione. In Basilicata si è votato lo scorso 24 marzo. In Piemonte si vota il 26 maggio
* Eletti per la seconda volta
Il primo presidente targato Pd è l’emiliano Stefano Bonaccini, presidente della conferenza delle Regioni. E anche lui tifoso dell’autonomia, pur in forma decisamente più morbida di quella in voga nel lombardo-veneto.
La Sicilia di Nello Musumeci non riesce a spostarsi dall’ultimo posto che occupava già in modo più o meno stabile ai tempi di Rosario Crocetta, perché il disastro amministrativo che si è sviluppato negli anni attraverso le maggioranze di ogni colore partorite dalla poliedrica politica isolana sembra aver alzato un muro invalicabile tra Palazzo dei Normanni e i cittadini. In Calabria ha pesato la vicenda giudiziaria di Mario Oliverio, per un presunto abuso d’ufficio su un appalto. La storia è stata puntellata anche da tre mesi di obbligo di dimora per il governatore a San Giovanni in Fiore: e il consenso ne ha risentito, sprofondando al 38,1%, con il crollo record del 23,3% rispetto al super-bottino elettorale.
Piuttosto spenta anche la performance di Luca Ceriscioli nelle Marche, Catiuscia Marini in Umbria e Vincenzo De Luca in Campania, tutti Pd. Qualche buona notizia per i democratici arriva per il neo-segretario Nicola Zingaretti: favorito anche dall’effetto-popolarità delle primarie, raccoglie il 38,8%, quasi tre punti in più dello scorso Governance Poll e quasi sei oltre il 32,9% che gli ha garantito la rielezione alla Pisana lo scorso anno.
Ma bisogna fare attenzione. Il Governace Poll è un animale particolare nel mondo dei sondaggi, e ne va capito il meccanismo per poter leggere correttamente i risultati. La domanda, riprodotta qui a fianco, chiede agli elettori se sarebbero disposti a votare la conferma del presidente attuale in caso di elezioni. Ma ovviamente non ci sono i candidati alternativi (e per questa ragione non è stato sondato il gradimento del piemontese Chiamparino, in corsa alle elezioni del 26 maggio); per cui le risposte sono figlie di un giudizio che mescola politica, giudizio sui risultati dell’amministrazione e valutazione sulla persona del governatore.
La miscela non è particolarmente piacevole per i governatori in generale, che nonostante il protagonismo regionale crescente su molti temi vedono in media scendere i livelli di gradimento. Il voto complessivo per i governatori in carica si ferma al 41,9%, percentuale che garantirebbe l’elezione nella maggior parte dei casi perché nelle regionali a turno unico basta un voto in più per vincere la posta; ma rispetto alla scorsa edizione del Governance Poll la flessione media è di 1,4 punti, e continua un percorso in discesa che il sondaggio registra da anni. Solo due presidenti, invece dei sette della passata rilevazione, superano il 50% di giudizi positivi, e a Fedriga basta il 51% per raggiungere un secondo posto che la scorsa volta era occupato da Enrico Rossi con il 57 per cento.
In questo bradisismo del consenso risalta ancora di più la controtendenza di Zaia, che con il suo 62% cresce di due punti rispetto all’ultimo check up. Le notizie sono buone anche per Fedriga, ma in questo caso il confronto è con Debora Serracchiani che nel Governance Poll pre-elezioni si era fermata al 16° posto con un leggerissimo 33%: quadro poi confermato alle urne il 29 aprile 2018 quando Fedriga travolse il candidato del centrosinistra Sergio Bolzonello raccogliendo il 57,1% dei voti contro il 26,8% dello sfidante.
Il vento leghista sembra spingere anche il presidente ligure Giovanni Toti, sempre più critico con la “sua” Forza Italia e sempre più vicino al Carroccio: sale all’ottavo posto con il 39,2%, 4,8 punti in più rispetto all’edizione scorsa quando si era fermato al 13° posto.
fonte ilsole24ore.com